lunedì 5 dicembre 2016

L'imperfetta meraviglia


di Andrea de Carlo


Non è facile recensire un romanzo di Andrea de Carlo poiché mi dovrei limitare al raccontare brevemente una trama esile e semplice.
Ne L'imperfetta meraviglia edito da Giunti ed uscito qualche mese fa, l'autore ci presenta due persone che vivono in mondi diametralmente opposti, in luoghi lontani, con interessi distanti che per puro caso si incrociano.


Nick Cruickshank è un musicista dei Bebonkers, noto gruppo rock che da circa un trentennio sbanca a tutti i concerti. La sua band non conosce cali e  nonostante l'età cominci a farsi sentire per tutti, il compito è sempre quello di essere al top.
In Francia, in un piccolo paese di campagna, Nick ha acquistato una grande tenuta con bosco e prateria per animali. Doveva essere un rifugio ma è diventata anche questa una sede di kermesse. Nick e la sua band suoneranno per un grande concerto di beneficenza in una prossima domenica di inizio autunno e il giorno precedente egli si sposa con l'attuale compagna Aileen. Donna rigida e controllata, Aileen è un punto fermo nella sua vita in cui non si è risparmiato matrimoni e figli precedenti. La tenuta è quindi sede di ritrovo dei componenti della band con le rispettive compagne in giorni in cui fervono i preparativi dei due eventi. Inoltre Aileen ha anche firmato un contratto con una nota rivista cui dare l'esclusiva dell'anno, per cui anche giornalisti e cameramen si intrufolano ovunque.Vien da sé che Nick già cinquantenne in crisi non resista troppo ad essere assediato da tanta gente. Per puro caso incrocia Milena Migliari, gelataia italiana trasferitasi anche lei in paese per amore, con la passione per la ricerca del gusto perfetto e dell'originalità. Milena offre al suo pubblico i gelati più naturali al mondo, cercando di cogliere l'essenza di ogni gusto, la ricerca del sapore perfetto. Anche lei sta per compiere un grande passo. Da anni con la compagna Viviane desiderano stabilità e dopo l'acquisto della casa ideale hanno progettato di avere un figlio insieme e sono pronte per la fecondazione in vitro. O almeno lo era Milena fino a qualche tempo fa, prima che i dubbi prendessero il sopravvento sulle certezze. Nick e Milena sono lo spaccato della piena crisi della maturità in cui si arriva al punto di analizzare quanto finora è stato fatto e valutare la profondità delle azioni passate e future. Milena ha in se' una perenne inquietudine, "non ci sono posti dove lei si senta davvero a casa" perenne "apolide ha paura che la familiarità con i posti sia elusiva quanto quella con le persone e gli oggetti". Proviene dall'Italia, da storie sentimentali eterosessuali che le hanno sempre lasciato qualcosa di incompiuto. Ha sempre creduto che con Viviane avesse trovato davvero la sua dimensione ma la donna decisionista e sicura di se che all'inizio aveva ammirato, ora la infastidisce. Tutti questi interrogativi affiorano ora che la sua vita davvero potrebbe avere una svolta mettendo radici ben piantate in un luogo. "mettere al mondo un'altra persona potrebbe essere un modo di sentirsi davvero a casa?" Stesso dicasi per Nick il quale vive ormai ingabbiato nel suo stesso successo. Perché per questi grandi divi non c'è possibilità di cambiamento, una volta creato un personaggio occorre necessariamente alimentarlo e non cambiarlo. Il suo stile nel comporre canzoni ha successo da anni e pur volendo cercare un cambiamento sui testi o sul genere musicale, Nick e la band hanno le mani legate dall'agente, dai fan, dal bisogno di conferme. Del resto il loro tenore di vita è ormai così alto a disprezzo di ogni economia che "per insicurezza sociale e per avidità accumulatoria" restano insieme come band pur non avendo più nessun legame di amicizia vera. "Ancora una volta è questione di non deludere le aspettative altrui; più grandi le aspettative, maggiore l'impegno a non deluderle".

E' questa la chiave di lettura di questo romanzo dalla trama semplicistica e ovvia ma che affronta un'analisi introspettiva. Milena e Nick possono essere chiunque. Sono un uomo e una donna che si pongono interrogativi sugli obblighi sociali e sulla non libertà individuale.
"Non apparteniamo a nessun posto. Non ci siamo mai perfettamente adattati...non abbiamo radici abbastanza lunghe in nessun luogo o situazione. Anche se magari dal di fuori può sembrare il contrario".

Annalisa
Ringrazio  Giunti editore per la copia e disponibilità

domenica 6 novembre 2016

TeatrOpera


di Maria Grazia Pani


Edizioni Florestano

Il mondo della lirica mi ha sempre stupito. Ogni volta che ho potuto suonare in orchestra le opere in Teatro sono sempre rimasta affascinata. Adoro quel linguaggio, quelle melodie intense, le scene, le regie, i cori possenti. Ho amato tutti gli autori fino a cantare insieme ai cantanti le loro parti. La magia che offre il teatro lirico è diversa da ogni esecuzione sinfonica. Il teatro è coinvolgimento totale dei sensi.
Leggere il libro TeatrOpera- Esperimenti scenici  è come fare un viaggio tra gli autori più celebri per conoscerli, riviverli e andare oltre le loro opere. Il testo nasce dalla raccolta di tutti i lavori scenici della poliedrica cantante-scrittrice-regista barese, Maria Grazia Pani, una fucina di idee e di arte. TeatrOpera  è "una modalità scenica creativa, che interviene sulla struttura stessa del melodramma intrecciando opera lirica, letteratura e storia".
Tutto nasce nel 2000 quando alla Pani viene commissionato  uno spettacolo monografico incaricato dalla "Fondazione Niccolò Piccinni" di Bari. Nell'ambito delle celebrazioni piccinniane ella scrive Niccolò Piccinni, l'amore e il sorriso di un barese europeo. Nello spettacolo vi è teatro, musica e regia; un metodo efficace per far conoscere al pubblico la biografia, le composizioni e anche gli stati d'animo del compositore barese vissuto tra Napoli, Roma e Parigi.
Su questa scia artistica, Maria Grazia Pani prosegue i suoi lavori che la portano a creare ben dieci allestimenti originali in questi anni, tutti per enti lirici e fondazioni liriche. TeatrOpera è "una sintesi delle arti che si genera attraverso la simbiosi tra l'opera lirica, testo in prosa, danza, musica e colore scenico" scrive l'autrice nella prefazione. Una forma nuova di Teatro Totale in cui "lo spettatore si ritrova ad apprezzare la musica e il canto attraverso i sentimenti degli autori e dei personaggi". Nel testo vengono presentati i dieci scritti completi di testo teatrale, note di regia e elenco dei brani alternati alla recitazione. Ogni spettacolo è introdotto da una prefazione nella quale la Pani delinea l'excursus del suo studio antecedente ogni sceneggiatura. Ogni testo attinge a letture riguardanti la biografia dei compositori, le lettere, le loro letture contemporanee, gli amori  e la storia del loro tempo che si inseriscono in modo originale nella scrittura della nuova opera. Si entra così nei pensieri intimi di Violetta Valery, nelle motivazioni profonde della gelosia di Otello, nell'animo sofferente di Mimì, nella vita di Wagner. Nasce così un'innovativa forma teatrale che rende viva e contemporanea l'opera lirica, permettendo ad enti lirici di realizzare opere accessibili, di abbattere i costi e attirare nuovi spettatori.
Gli autori scelti sono i capisaldi dell'opera lirica: Verdi, Puccini, Wagner, Piccinni senza tralasciare un'offerta più "leggera" con le canzoni della Napoli antica e lo spirito dell'operetta. Molto attenti e scrupolosi gli interventi musicali, la scelta di arie o brani strumentali per pianoforte o ensemble, saggiamente illustrati anche da Elisabetta Pani nelle introduzioni ai testi teatrali.
Maria Grazia Pani riesce a coinvolgere il lettore e poi lo spettatore  in modo ampio e speciale facendolo immergere nel tempo della composizione e dei personaggi  con grande abilità stilistica e artistica. Dopo aver letto questa raccolta di invenzioni sceniche, aver assistito ad alcuni spettacoli e aver collaborato anche musicalmente alla realizzazione mi auguro che Maria Grazia Pani continui nel suo lavoro di studio, ricerca e passione per l'arte offrendo nuovi titoli e lavori a chi la segue e l'apprezza.

 Annalisa Andriani

Per seguire l'autrice e le sue attività è possibile consultare il sito www.mariagraziapani.it

martedì 16 agosto 2016

La signora dei gelsomini

di Corina Bomann, Giunti editore


Un libro poetico e soave è questo romanzo di Corina Bomann,  pubblicato da Giunti editore. L'ho acquistato seguendo una promozione su Amazon.it e devo ammettere che è stato un piacevole acquisto e una felice lettura. Diversamente dall'ultimo Un'estate magica che ho trovato semplicista e troppo scontato, questo precedente rientra nello stile della Bomann, cioè utilizzare una storia d'amore inserendola però in un periodo storico ricco di vicende interessanti.



La trama
Melanie è una fotografa di successo, fidanzata con Robert e prossima al matrimonio. Un giorno, al suo rientro da un viaggio di lavoro viene raggiunta da una ferale notizia. Il suo fidanzato ha avuto un terribile incidente stradale ed è in coma. Così comincia un lungo travaglio ospedaliero che porta Melanie al lumicino delle sue forze, togliendole ogni vitalità e speranza.
Melanie decide così dopo diversi mesi di stallo di andare a trovare sua nonna e la sua bisnonna nella loro residenza di campagna, trasformata in museo della moda.

Melanie a contatto con la natura, con il clima sereno e familiare, con gli oggetti che le ricordano il passato e l'infanzia felice comincia a riprendersi e a ritrovare la speranza. A questo si aggiunge che la sua bisnonna Hanna le comincia a raccontare la storia della sua vita.
Il passato di Hanna è ricco di storia che parte dall'Indocina e giunge in Germania attraverso gli anni Venti, la guerra, la Francia, le persecuzioni e i tempi moderni.
Sui due piani temporale le storie si intrecciano, riportando Melanie sulle strade che ha percorso sua nonna a Berlino e sulla sua vita attuale.
I colpi di scena non mancano ma anche l'amore intenso e ricco di serenità, il tutto condito dalla storia europea del Novecento vissuto non da date e accadimenti storici ma dalla parte del popolo, con paure, restrizioni, morti e sacrifici.

La critica
Come annunciato all'inizio, ho trovato questo libro interessante e piacevole. La lettura è sempre stata ricca di curiosità e suspence. La storia della bisnonna è ben dosata e piena di avvenimenti curiosi. Leggere questo romanzo è tuffarsi nella storia europea del Novecento, nella condizione femminile e familiare dell'epoca, nella difficoltà e povertà di alcune famiglie costrette a sacrifici per sopravvivere. Il tutto non è mai cattedratico ma condito sempre da bontà e disponibilità. La dolcezza della grand-mére nel suo raccontarsi porta il lettore a compatire e a soffrire con questa docile creatura, con la sua vita e la volontà di riscatto.
A tratti commovente e romantico, il romanzo ha infine come fulcro il significato profondo della famiglia, dell'unità e dell'intimità che l'amore tra generazioni sa regalare.


venerdì 29 luglio 2016

Nomi di donna

di Gianluca Pirozzi


"Ognuno ha tanta storia, tante facce nella memoria...", così recitava una canzone che mi è tornata in mente durante la lettura di questo libro. Nomi di donna è una serie di racconti più o meno brevi con protagoniste femminili. Una carrellata di personaggi diversi con in comune storie da raccontare. Pubblicato per L'Erudita, marchio di Giulio Perrone Editore, Nomi di donna ci porta in tante vite diverse, quasi raccolte come esperienze di viaggio e di vita.


Incontriamo la storia di Nadia, una semplice e perfetta cameriera d'hotel che alla fine cede al desiderio di svolta e di cambiamento. Poi c'è Clara o semplicemente Claretta la cui vita è incentrata sulla felicità "delle piccole cose" e sulla sua arte sartoriale. Nella carrellata non possono mancare le donne vittime di violenza incrociando così la vita di Agata, la cui fine è narrata dal marito uxoricida o la storia di Aristea la prostituta, la cui fine segnata da un destino ineluttabile.
E poi, non svelando le altre protagoniste, i volti sono tanti e diversi ma alla fine anche collegati fra loro.

La critica
Con Nomi di donna Gianluca Pirozzi è alla sua  terza raccolta di racconti, dopo Storie liquide, Nell’altro. I  racconti sono tredici come le tredici donne di cui narra, provenienti da estrazione sociale e culturale differenti, da città e ambientazioni diverse. Tutti i  racconti hanno un valore aggiunto che si compone di disegni di Clara Garesio, che conferiscono al libro un quid artistico pregevole.
Di ogni donna raccontata rimane qualcosa nel cuore del lettore perché ne segna il dramma e il dolore. Pirozzi non tralascia neppure le storie di migrazione e di affermazione di un'identità sessuale diversa.
I racconti possono essere definiti contemporanei per i temi trattati e anche per il linguaggio semplice e scorrevole.
Da lettrice appassionata posso esprimere come un'unica perplessità la poca presenza di dialoghi che alle volte non permette al lettore di entrare davvero nel personaggio e di vederselo vivo davanti a sé con  le parole a sé consone, con i toni adatti al momento, con l'ira o la passione, ma lo si guarda da spettatore in vetrina. In ogni caso, auguro all'autore una splendida carriera in questo campo tanto difficile quanto amato.

Annalisa

Un'estate magica


di Corina Bomann


Pubblicato per Giunti editore, Un'estate magica è un altro romanzo d'amore scritto dall'autrice tedesca Corina Bomann. Un libro fiabesco e dalla semplice lettura con due storie d'amore vissute da due donne di età diverse, Larissa e Wiebke.

La trama
Nella campagna tedesca, Larissa vive sola con i suoi quarant'anni in una splendida fattoria nei pressi di un paesino e di un lago magnifico. La sua è stata una scelta di vita drastica dopo che ha perso il suo compagno in un incidente stradale e ha messo in discussione tutta la sua vita precedente. Causa anche una feroce lite con la sorella, Larissa ha tagliato tutti i ponti con il passato dedicandosi alla fattoria, alla coltivazione e vendita di more e alla sua passione artistica di decorare scarpe da sposa. Con questi piccoli impegni e con la vita pacifica della campagna, Larissa trascorre serenamente la sua vita finche non giunge improvviso un uragano. Un giorno si presenta alla porta senza preavviso sua nipote Wiebke, figlia proprio della sorella dimenticata. La ragazza chiede ospitalità per l'estate poichè non ha superato un esame all'università, è in crisi sugli studi e ha anche lasciato il suo ragazzo a Berlino. Le due donne imparano pian piano a conoscersi, aiutate dal buonumore e dal relax che la campagna trasmette. La loro vita insieme diventa piacevole ed amichevole sostenendosi nelle difficoltà e nei dubbi delle scelte. Il caso vuole che questa diventi proprio un'estate magica poichè anche la vita sentimentale delle due donne ha una bella svolta. Larissa incontra un uomo favoloso già dall'aspetto incantevole che decide proprio di trasferirsi da quelle parti mentre Wiebke intreccia una bella storia d'amore con un simpatico ragazzo del luogo.

La critica
Il romanzo è molto semplice e scorrevole. Ricalca tutti i clichè delle storie d'amore sognanti, dall'uomo elegante e incantevole che fa innamorare al primo sguardo, alla trasformazione della donna semi-zitella in principessa. La lettura è facile e veloce, rilassante al punto giusto e per le amanti della chick-lit, letteratura rosa, è proprio il  libro giusto. Devo rimarcare che rispetto ai romanzi precedenti della Bomann, tutti con un certo sfondo storico o con belle storie d'amarcord, questo è più semplicistico e scontato come un film d'amore che spesso danno al pomeriggio in tv. La descrizione della campagna è piacevole e ispirata, quasi pubblicitaria, rimarcando la necessità di abbandonare la vita frenetica cittadina per godersi appieno del ritmo più lento e tranquillo che il piccolo centro racchiude.
Buon relax con Un'estate magica
Annalisa
Ringrazio Giunti editore per la copia e la disponibilità

domenica 24 luglio 2016

Ricordati di sperare




di
Rachel Van Dyken


Tenero e profondo, romantico e sorprendente, questo episodio inedito della serie Ruin racconta una storia d'amore e di riscatto,


ricordandoci che bisogna sempre sfruttare al massimo ogni occasione che la vita ci offre



Per molti mesi, ho pensato di non avere più niente da perdere. Sapevo che il mio tempo era quasi finito, ma non m'importava. Poi però ho conosciuto Kiersten. Lei è la mia anima gemella, è il sole che ha sciolto il ghiaccio che mi portavo dentro. Grazie a lei ho ritrovato la forza di combattere contro la malattia che mi stava divorando, ho ritrovato la gioia di vivere.

Eppure, perfino adesso che sono guarito, mi è rimasta la consapevolezza che non si dovrebbe mai dare per scontato il futuro, che si deve affrontare ogni giorno come se fosse l'ultimo. Ecco perché ho deciso di rischiare tutto e di fare una cosa folle, assurda. Una cosa che farebbe solo un uomo perdutamente innamorato. Spero solo che lei mi dica di sì…



Potete acquistarlo qui: http://amzn.to/2abas3A


venerdì 15 luglio 2016

Il metodo della fenice


di Antonio Fusco, Giunti editore

La terza indagine del commissario Casabona rivela più intrigante delle precedenti. Siamo sempre in Toscana, a Valdenza e il commissario si imbatte subito in un caso di omicidio. Viene ritrovata morta una ragazza ucraina e, stranamente, in breve tempo si ritrova anche l'assassino. Ci sono sempre tanti moventi per gli omicidi ma il più feroce è l'odio che "è spesso il rantolo velenoso di un amore ferito, oppure l'urlo di rabbia di un desiderio selvaggio e inappagato. L'amore è l'origine di ogni tragedia, l'ingrediente essenziale del bene e del male".


Il male si estende e diffonde in maniera subdola, serpeggia in molti animi costringendo le persone coinvolte a compiere azioni al di fuori di ogni logica.
Al commissario questa soluzione troppo semplice del delitto non basta. Gli sembra un finale così scontato da essere preparato ad hoc per accontentare la polizia e far smettere le indagini. Inizia così un'indagine parallela sulla vita dell'omicida e scava nelle sue relazioni personali e lavorative. Il pool della polizia si addentra così nella vita di una provincia fiorentina apparentemente perbene che cela tradimenti,  omissioni, torbidi legami tra gente altolocata e coperture politiche. L'apparenza è l'unica verità a cui si votano i protagonisti della storia. Occorre mantenere salva la propria posizione, l'immagine che si dà di se' celando squallide trame e posti impensabili. Il commissario si ritrova così in una indagine ben più ampia delle aspettative che torna anche nel passato scoprendo legami impensabili tra omicidi apparentemente lontani.
Recensire un noir è sempre difficile perchè bisogna suscitare curiosità e non svelare nulla della trama, soprattutto se ben articolata e intrigante. Per cui non aggiungo nulla a ciò che vi ho già raccontato, invitandovi ad acquistare e leggere il romanzo. 
Antonio Fusco si conferma un ottimo scrittore, alla sua terza pubblicazione con Giunti dopo Ogni giorno ha il suo male e  La pietà dell'acqua. Vincitore di diversi premi letterari, Antonio Fusco riversa nella sua scrittura la sua approfondita conoscenza della materia poichè egli è Funzionario di Polizia come Vice Questore Aggiunto e Criminologo forense. Pertanto il commissario Casabona è raccontato "dall'interno" aggiungendo dettagli, humors e comportamenti della vita di polizia che solo chi li vive può conoscere bene.  La scrittura è rapida e efficace, sintetica al punto giusto così da tendere sempre la corda della suspence, eliminando fronzoli che distrarrebbero dalla trama. Al tempo stesso Antonio Fusco delinea bene ogni protagonista, dai colleghi e sottoposti del commissario, alle persone coinvolte nella vicenda, non tralasciando l'atteggiamento simpatico del popolino napoletano "anche se non si trattava di un arresto odi una perquisizione, la teatralità che regnava in quell'ambiente doveva trovare comunque il modo di esprimersi. Così ebbe inizio la solita sceneggiata delle donne che serviva per dare il tempo al ricercato di vestirsi e cercare di lasciare l'appartamento". In tal modo la vicenda è vissuta non da spettatore ma da protagonista compartecipante all'azione di indagine e di svolta. L'umanità del commissario spicca sempre durante le indagini con le sue umane incertezze, reazioni esasperate sottese sempre da brevi ma profonde riflessioni sulla dicotomia tra bene e male. L'essere umano è capace di instaurare una catena d'odio mossa da interessi personali, perfettamente celati e di perpetrare azioni violente e demoniache a carico di altri, soprattutto indifesi moralmente e bambini.
Il metodo della fenice ci porta nella spirale di odio che fa morire e risorgere l'uomo durante la propria vita. Come, secondo il mito, una fenice rinasce dalle proprie ceneri, il metodo della fenice intende il momento di rinascita dopo un periodo difficile della propria vita. Sta all'individuo però decidere se abbandonare i comportamenti d'odio o continuare a produrli altrove e in altre vesti.

Annalisa
Ringrazio Giunti per la copia e disponibilità

lunedì 4 luglio 2016

La metà del cuore


di Viola Shipman, edizioni Giunti



Il 4 luglio è una data importantissima in America e lo è anche per Lolly, la protagonista del romanzo La metà del cuore, tradotto in italiano da Roberta Zuppet e pubblicato qualche mese fa da Giunti editore. Il  romanzo appartiene al genere sentimentale e narra la storia di famiglia di tre donne: nonna, figlia, nipote. Lolly è l'anziana protagonista che nata il 4 luglio, giorno dell'Indipendenza, ha sempre festeggiato il suo compleanno sul pontile del lago Michigan godendosi i fuochi d'artificio. La sua vita si è svolta sempre a Scoops un paesello nei pressi del lago che si anima esclusivamente d'estate durante la stagione turistica. Naturalmente la figlia Arden sin da piccola odia quel posto, ne ridicolizza le mentalità chiuse degli abitanti, non sopporta il cottage in riva al lago in cui abita e non vede l'ora di fuggire via. Arden ambisce alla grande città e per l'università si trasferisce a Chicago dove tutto è immenso, dove nessuno giudica e commenta il tuo modo di essere o la tua famiglia. A questo si aggiunge che Lolly come lavoro fa degli spettacoli culinari in una gelateria abbigliandosi in modo stravagante. Arden per contrapposizione adotta un abbigliamento anonimo, nascondendo ogni sua fattezza anche dietro occhiali spessi, e assumendo un atteggiamento molto serioso e severo prendendo fortemente le distanze da sua madre. A Chicago Arden fa un ottima carriera lavorativa, entra nel jet-set essendo editor di una rivista di gossip, e sposa anche un uomo ambizioso. Peccato però che con gli anni l'ambizione sua e di suo marito non confluisce in un bel rapporto amoroso e così incontriamo Arden divorziata, subissata di lavoro, litigiosa col marito sugli alimenti e con una figlia, Lauren, da mantenere al college.
La nonna Lolly ha la tradizione di collezionare ciondoli che aggiunge ad un braccialetto che indossa da sempre. Ogni ciondolo ha un significato particolare ed è legato ad un momento della sua vita. Lolly ama anche regalare questi ciondoli alla figlia e alla nipote e così, all'ennesimo regalo inviato alle due giovani donne, Lolly esprime il forte desiderio di rivederle e le donne anche se un po' forzate fanno un lungo viaggio per raggiungere la madre/nonna.

Il legame fortissimo tra le protagoniste viene rinnovato con la loro visita e il benessere che la vita rilassata sul lago riesce a regalare diventa un motivo di cambiamento. I caratteri delle donne subiscono una trasformazione, Lolly, il lago, le nuove amicizie riescono a far tornare i bei sentimenti e la felicità nei loro cuori e nel loro comportamento. Ciò che Arden ha sempre odiato viene ora rivisto con occhi diversi, molto più disponibili verso sua madre grazie anche alle storie che lei racconta del suo passato e della sua famiglia, dagli sforzi fatti per crescere sua figlia in vedovanza sempre con ottimismo e serenità. La nipote Lauren riesce a conoscere una nonna nella sua completezza e non attraverso i ferali commenti di sua madre, apprezza tutto di lei e del posto in cui vive, riuscendo anche a trovare una sua strada di vita.

La critica

Il romanzo scorre molto velocemente coinvolgendoti nella storia della famiglia. Ogni capitolo in realtà descrive uno dei ciondoli e del significato affettivo e di vita. Il romanzo è un inno alla vita e alla famiglia nel suo significato più profondo. L'esperienza dell'anziana Lolly e dei suoi racconti serve a ricondurre la vita delle due donne sul giusto binario. La loro esistenza stava diventando un inseguimento freddo del successo e dell'ambizione perdendo divista i sentimenti più profondi e la gioia anche delle piccole cose.
"...si può pianificare la propria esistenza finché si vuole, ma non controllarla. Bisogna buttarsi a capofitto, attraversare gioie e dolori...bisogna vivere...e poi dividere quelle storie con le persone care prima che sia troppo tardi".

Alle volte si pensa che le persone a cui si tiene siano eterne su questa terra e che non occorra dimostrare affetto e gratitudine, pentendosene amaramente quando è troppo tardi. In questo romanzo, molto autobiografico per l'autrice, (ella usa il nome della nonna proprio come pseudonimo e attinge alle storie da lei raccontate) il punto focale è proprio l'amore filiale e l'attenzione agli altri, il mettersi in ascolto e l'importanza del raccontarsi. Forse in alcuni tratti è un po' portato per le lunghe ma di sicuro è una bella lettura. Consigliato!

Annalisa
Ringrazio Giunti editore per la copia e la disponibilità costante.

domenica 19 giugno 2016

Scrivere è un mestiere pericoloso

di Alice Basso, edizioni Garzanti


Appena pubblicato da Garzanti, il romanzo di Alice Basso ci ripropone gli stessi personaggi ben riusciti del precedente libro L'imprevedibile piano della scrittrice senza nome.

La protagonista Vani Sarca è una ghostwriter sottopagata de L'Edizioni L'Erica, vive a Torino da sempre, è un'asociale conclamata, anche piuttosto sociopatica e tiene lontane le persone anche grazie al suo abbigliamento e look dark. Lei stessa ama vedere le reazioni che suscita a chi la incontra, ma dalla sua ha un'arma insuperabile: intelligenza estrema e capacità di entrare nella mente di chi ha di fronte. Grazie a questa dote sa imitare gesti, pensieri e scrittura di chiunque, documentandosi, leggendo articoli o guardando apparizioni televisive, immedesimandosi perfettamente nel personaggio. Nello scorso romanzo (link alla recensione) l'abbiamo incontrata che scriveva contemporaneamente due romanzi e che aiutava il commissario Berganza in un caso di rapimento.
Nel recentissimo Scrivere è un mestiere pericoloso, Vani è sempre alle prese con un nuovo scritto ma stavolta è un genere a lei molto lontano: un libro di cucina! Per giunta da scrivere a quattro mani con una zuccherosa star della tv, fata in rosa da capo a piedi. Il libro prevede anche una parte gossip in cui sarà intervistata una storica cuoca dei Giay Marin, nota famiglia di stilisti torinesi. Attraverso le sue ricette si rivivranno gli anni d'oro del jet set torinese e si potranno avere curiosità e notizie che il giornalismo non ha mai potuto dare.
Così Vani pur essendo tremendamente ostile ai ricchi e alla loro visione del mondo, è costretta ad entrarci, a trattarli e a partecipare persino ad un party di Natale. Inoltre nei racconti della signora Irma riaffiorano ricordi del passato e dettagli anche su un omicidio tra i fratelli della famiglia.
La critica
Come già sperimentato nello scorso romanzo, Alice Basso ha una penna svavillante, perfettamente adeguata ai personaggi che presenta. La sua abilità è proprio quella di presentare i personaggi attraverso il loro dialoghi e i loro atteggiamenti. Li rende visibili e vivi. Vani Sarca è sempre tagliente, rapida e sbrigativa, insofferente alle etichette e alle formalità ma trova sponda nel commissario Berganza che da uomo solo e esclusivamente dedito al lavoro, condivide con lei opinioni ma anche momenti di semplice convivialità. Forse egli è l'unico che a suo modo riesce ad entrare attraverso la spessa corazza protettrice di Vani e a farla sentire libera di essere com'è. Anche questo romanzo ha come protagonista l'elegante Torino avvolta nelle sue nebbie e nell'atmosfera natalizia e abitata da gente che frettolosamente corre nei suoi acquisti. Stavolta si entra anche in una villa prestigiosa e in un momento storico di grande sviluppo economico.
Leggere Alice Basso è sicuramente piacevole e divertente, i personaggi ti trascinano nella storia e nelle fasi della loro vita, sono perfettamente aderenti al ruolo affidato. I dialoghi ne tracciano abilmente età, status, pensieri e interessi. Unica nota stonata per me è stato ritrovare uno schema narrativo già affrontato nel primo romanzo, vivendo questo secondo come sequel ma  privato dello spirito originale del primo.
Il romanzo si legge benissimo anche senza conoscere il precedente ed è di sicuro una lettura arricchente e coinvolgente.

Annalisa Andriani

Si ringrazia Garzanti Libri per la copia e per la disponibilità


giovedì 9 giugno 2016

La guerriera dagli occhi verdi

di Marco Rovelli, Giunti editore

Ogniqualvolta leggo e ascolto di atti terroristici messi a segno da donne, provo sconcerto e sconforto poiché ho sempre ritenuto inconcepibile che una donna possa accettare di dare la morte, qualunque sia la motivazione.
Forse il primo episodio risale al 23 ottobre del 2002, quando donne cecene fecero parte del commando che assalì e prese in ostaggio il teatro Dubrovka di Mosca. Sono seguiti  altri episodi in paesi teatro di guerre tra diverse etnie.
Come può una donna, geneticamente e naturalmente destinata a dare la vita, ad essere per cultura millenaria incline alla pace, alla mansuetudine, alla sottomissione persino,  scegliere la violenza, l'uso delle armi, l'organizzazione di missioni di morte?
La risposta l'ho trovata nel libro di Marco Rovelli, La guerriera dagli occhi verdi, Giunti Editore, la cui protagonista verrebbe definita dalla stampa corrente una terrorista che, insieme ad altri compagni, prepara e porta a termine azioni di sabotaggio contro un governo costituito.

Siamo infatti nella Turchia di Erdogan, quello stato che chiede prepotentemente di entrare a far parte della Comunità Europea ma che non ha ancora risolto i problemi interni ed è ben lungi dal conclamare di avere un regime democratico. Tra i problemi irrisolti c'è la questione curda, di un popolo senza dimora, frammentato tra Kurdistan iracheno, siriano e turco, che chiede con la forza delle armi un riconoscimento politico e la giusta attenzione al mondo occidentale, troppo occupato a tessere rapporti commerciali, a chiudere entrambi gli occhi per tenere alta la finanza.
L'autore però non accenna minimamente alle questioni politiche né si addentra in analisi storiche, la storia del popolo curdo viene fuori attraverso le esperienze di vita di giovani che scelgono di opporsi alla cancellazione della loro identità.
Una giovane donna, Avesta, li rappresenta tutti. Ella ha vissuto le peregrinazioni della sua gente, scacciata dalla propria terra, sottomessa, vessata da un governo che, con la forza, impone un credo, una lingua, una cultura.
Un libro quindi ricco di episodi di guerriglia, di fughe, di rapimenti, torture, a danno di giovani vite che non sognano altro che vivere sulla terra dei propri avi, in uno stato libero e democratico. Un sogno di libertà a tutti costi.
Pur di aggiungere un tassello al traguardo sognato, Avesta sa che, probabilmente, dovrà sacrificare la propria vita, come è accaduto ai fratelli, ai compagni e compagne, a tanti giovani che hanno scelto di immolarsi alla speranza. Avesta però non è solo una guerrigliera, ma una donna che auspica un mondo moderno, che mette in discussione credenze feudali e patriarcali in cui la donna è relegata ad un ruolo marginale, dedita all'obbedienza delle decisioni dei padri, fratelli o mariti, donne a cui sono vietati persino i colori degli abiti, solo il nero le avvolge come una prigione.
Per noi occidentali fa specie sapere che in molte parti del mondo ci sia chi pensa che una donna da sola non sappia decidere, difendersi, lavorare, viaggiare. Avesta comprende che tali credenze dovranno essere ribaltate e si preoccupa di divulgare e testimoniare il cambiamento.
Un libro quindi che apre ad uno scenario poco conosciuto, che pone all'attenzione la questione delle minoranze etniche, senza però indulgere al saggio politico.
Lo stile è asciutto, con divagazioni descrittive di una natura selvaggia e fiera con cui i protagonisti si fondono quasi a diventarne parte integrante.
Una lettura illuminante su una realtà lontana da noi, con cui però dobbiamo fare i conti in un mondo globalizzato.
Marta Pisani

Si ringrazia Giunti per la disponibilità e la copia.

mercoledì 25 maggio 2016

Mare nero

di Gabriella Genisi, ed.Sonzogno

 


Dopo circa un anno dallo scorso romanzo Spaghetti all'Assassina ho atteso con curiosità l'uscita di Mare nero. Seguo Gabriella Genisi su Facebook, e anche se non ci conosciamo personalmente, (spero capiti almeno in una presentazione di incontrarci!!), l'amicizia virtuale mi ha fatto conoscere ogni momento del suo lavoro di scrittura.
Anche in Mare nero la protagonista è il commissario Lolita Lobosco, ormai personaggio consolidato della scrittura della Genisi. In questo romanzo il commissario deve affrontare un caso di doppio incidente subacqueo che riguarda due fidanzati Luca e Marianella. Naturalmente l'incidente è in realtà un doppio omicidio e il lavoro della Lobosco è come sempre minuzioso. Interessante è la seconda parte del romanzo, in cui, partendo dal caso dei due ragazzi, il commissario si ritrova a scandagliare i fondali del porto di Bari per far luce e soprattutto far riaprire indagini su disastri navali. In pagine giornalisticamente molto accurate, Gabriella Genisi fa emergere casi insabbiati di rifiuti tossici trasportati nell'Adriatico e misteriosamente sepolti in mare a seguito di affondamenti inspiegabili.
A partire dal dopoguerra sono denunciati casi di navi militari o appartenenti a Società di navigazione che per strani incidenti si ritrovano nei nostri fondali, al largo di Vieste, Bari, Molfetta, (Alessandro I affondata nel 1991), Monopoli, Torre Canne, Brindisi, Otranto, Gallipoli, Porto Cesareo.
Tutte queste trasportavano rifiuti tossici, petroliferi o radioattivi e mai "il governo centrale o regionale hanno adottato alcun provvedimento di messa in sicurezza e bonifica a tutela delle acque territoriali e della salute della popolazione che spesso si nutre con il pescato della zona".
Come sempre il commissario Lolita sa il fatto suo e nonostante l'estate che non accenna a finire, nonostante i suoi collaboratori abbiano spesso bisogno di qualche tirata d'orecchie, riesce a risolvere i casi in modo inappuntabile.

La critica
Si può affermare che Gabriella Genisi si conferma una bella penna, sempre con il taglio ironico ma profondo.
La sua abilità nel tratteggiare il personaggio del commissario si fa più acuta in ogni romanzo, rimarcando caratteristiche e comportamenti peculiari, ormai suoi marchi di riconoscimento e aggiungendovi sempre qualche nuova sfumatura.
Pur essendo una bella donna in carriera, il commissario ha le sue turbe e insicurezze legate all'età che avanza (è giunta ai fatidici 40!), agli uomini che scarseggiano, o che sono tutti da evitare, pur consolidando le sue certezze. Il legame d'amicizia con Marietta è sempre forte e un porto sicuro e la sua famiglia sono una roccia solida cui fare rifornimento di energie e affetti e poi c'è Bari.
La città è protagonista come gli altri personaggi. Nel romanzo si respira l'aria fresca del mare, del vento, della salsedine, oppure l'afa e gli odori di cucina. Tutte le pagine sono intrise di baresità, di legame con la terra, con la natura, con le tradizioni. Tornare alla terra e alle origini vuol dire avere chiaro il proprio posto nel mondo. Amare la propria storia e tradizioni vuol dire saperli riproporre e gustare in cucina. Ed infatti è nota la passione di Lolita per la cucina. Non c'è giornata, anche la più terribile ed estenuante che non si concluda preparando qualcosa di gustoso. Simpatiche sono le pagine sul rito della preparazione in famiglia dei panzerotti a Bari (ma anche in Puglia) e sull'origine delle orecchiette.
Stavolta c'è anche un coup de theatre, inserendo tra i protagonisti due personaggi famosi di altri romanzi  gialli....ma non vi svelo chi sono!
Il romanzo esce domani, 26 maggio e seguiranno una serie di incontri di presentazione in giro per l'Italia. Non perdete l'occasione di leggerlo e incontrare l'autrice. Chissà che non vi faccia anche assaggiare qualcuna delle sue specialità....ops di Lolita!

Ringrazio Sonzogno- Marsilio per la copia in anteprima e perseguire Gabriella Genisi cliccate su FB: LolitaLobosco/ Gabriella Genisi
Annalisa Andriani


lunedì 23 maggio 2016

La vita a rovescio

di Simona Baldelli, Giunti editore


E' stato presentato il 18 maggio 2016 presso la Libreria Il Ghigno di Molfetta (Ba) il nuovo romanzo di Simona Baldelli. Un posto sommerso di libri, posti con ordine ma non freddamente catalogati, edizioni nuove si affiancano a classici d'autore, infanzia e saggistica si contrappongono solennemente.

Già conosciuta come attrice, sceneggiatrice e autrice Simona Baldelli si conferma una grande scrittrice nel panorama italiano, ma anche internazionale. Infatti il suo primo romanzo Evelina e le fate finalista al Premio Calvino è stato venduto per la traduzione anche in Spagna.

Ho conosciuto l'autrice due anni fa in occasione della presentazione del romanzo Il tempo bambino, in cui seguendo il filo rosso del tema dell'infanzia violata e negata, ho diretto l'Orchestra Giovanile "Gabriella Cipriani" composta da giovanissimi musicisti bambini. Con trepidante attesa ho accolto il nuovo romanzo La vita a rovescio che introduce una storia vera accaduta nel 1735 e romanzata sapientemente.

La trama
Caterina Vizzani è una popolana, figlia di un legnaiolo, ragazza bruttina per giunta sfigurata dal vaiolo, comincia a dodici anni ad avere i primi turbamenti sessuali. E' una ragazza sveglia, sa scrivere e far di conto e aiuta il padre a rendicontare il lavoro. Questa intraprendenza però non è certamente vista di buon occhio dal vicinato, dal parroco, dalle altre donne che non la valutano certo come donna da marito. Troppo sfrontata, troppo sicura e con un comportamento che non sia addice al ruolo di moglie. Caterina, per assecondare i desideri della madre e del parroco, comincia a frequentare un corso di cucito e ricamo, più consono ad una ragazza piuttosto di una bottega impolverata.
In queste réunion Caterina conosce Margherita, eterea e fragile, figlia di un notissimo avvocato romano legato alla Santa Sede con la quale diventa subito complice. Ma tra le due ragazze non è semplice amicizia; leggendo le avventure di Fiordispina e Bradamante dell' Orlando furioso, scoprono la loro vera natura ed essenza, il loro amore si palesa e dichiara. Dopo qualche momento di euforia e sotterfugi, le ragazze sono scoperte dalla madre di Margherita che minaccia di morte e stregoneria Caterina.

Siamo sempre nel '700, e seppur i genitori di Caterina hanno capito la sua indole e l'accettano pur mettendola in guardia sulla sua spregiudicatezza, la ragazza è costretta a fuggire. Dopo vari nascondigli, in una bettola con una prostituta, Caterina scopre di essere invasa dai pidocchi e come extrema ratio si rasa i capelli. Improvvisamente si scopre uomo, anche piacente e con questo travestimento comincia la sua nuova vita. La svolta è avventurosa e in salita. In otto anni, Giovanni Bordoni, il nuovo nome di Caterina, da stalliere diventa fiduciario di un signorotto gestendo terre e uomini. Una frase ricorre a leit-motiv nel romanzo "gli uomini sono i padroni del mondo". Essi ragionano di politica, di economia, di religione. E di sesso. Essi prendono ciò che vogliono e quando lo desiderano. Non c'è posto per le donne nel mondo, tanto più per le donne a rovescio. Per tutta la vita Giovanni conduce una vita alterata, nell'abbigliamento, nel comportamento e nei desideri. Egli riesce però ad entrare in profonda confidenza con tutte le donne perchè la sua femminilità gli permette di giungere al cuore, di approfondire i pensieri e comprendere le isterie femminili e i desiderata. Le donne lo/la cercano, anche quando scoprono la sua vera natura, anzi ne apprezzano i modi, il piacere e le attenzioni che invece un uomo non sa assecondare.
La critica
Anche questo romanzo pone, secondo me, Simona Baldelli nell'Olimpo della narrativa italiana. Stavolta l'autrice presenta un vero romanzo storico.  La storia di Caterina è realmente esistita ed è stata posta in un volumetto saggistico da Marzio Barbagli Storia di Caterina che per ott'anni vestì da uomo (Il Mulino).

Ma l'abilità di Simona è proprio quella di rendere una storia un romanzo.
La lettura è densa e affascinante. Ne La vita a rovescio non c'è solo la storia di Caterina, ma c'è tutta la società dell'epoca. Il Settecento è vissuto e narrato in ogni suo aspetto. La Roma Papalina è descritta non come in un libro di storia ma attraverso la vita, le idee, i timori, le credenze e le superstizioni della gente comune. Nel romanzo si incontrano personaggi realmente esistiti come il cantante compositore Nicolò Porpora e il suo allievo prediletto, il castrato Porporino.  Il tema è spunto per riflettere sulla scelta tribale di evirare i giovani cantanti piuttosto che far cantare le donne.
Nella lettura, sempre ricca di avvenimenti, ci sono momenti di simpatica ilarità, soprattutto nei passaggi legati all'abbigliamento e alle acconciature delle nobili dame, cosi ricche di capelli posticci ed essenze utili a catturare tutti gli insetti possibili che abitano il corpo, visto che tra le superstizioni c'era proprio quella di non usare l'acqua perchè portatrice di malattie!!!

Tutti i protagonisti principali e secondari sono abilmente non descritti ma veri. Essi escono dalla pagina e ti accompagnano nella lettura. Io ho avuto la sensazione così viva di vedermeli dinanzi agli occhi sempre. Saper scrivere non vuol dire descrivere i loro comportamenti o emozioni, ma farli mettere in azione, far esternare i moti consoni a quello stato d'animo. Come ha ribadito Simona Baldelli durante la presentazione, prendendo dal teatro: Show,  dont' tell.
C'è da confermare che anche stavolta Simona Baldelli usa la scrittura a scopo "sociale". Un vero scrittore deve lasciare il lettore con qualcosa in più, con dubbi pressanti e la giusta dose di rabbia verso la storia e verso il mondo cui si riferisce.
La vera parità femminista così tanto conquistata sta cedendo il passo, l'atteggiamento sessista è sempre vivo in molti ambienti lavorativi oltre che nei media. A questo si aggiunge il perno della storia, cioè la libertà di amare chi si desidera, l'omoaffettività ancora lontana.
Nel libro ho trovato una frase che davvero ho fatto mia visto e che riassume anche mie situazioni lavorative:
"Sapete cosa impedisce ad una donna di avere lo stesso potere di un maschio?
Un'altra donna. Le nostre armi migliori le usiamo per combatterci, quando basterebbe liberarci di un solo uomo per capovolgere le regole. E così...noi ci facciamo la guerra e loro vincono la battaglia".



Ringrazio Giunti editore per la copia e la disponibilità
Annalisa Andriani






La signora della letteratura italiana

Dacia Maraini e il suo ultimo romanzo

Ne parlo su Idea Libro

http://www.idealibro.com/la-bambina-sognatore-dacia-maraini-recensione/


giovedì 19 maggio 2016

Book jumpers


di Mechthild Gläser di Giunti Editori



La trama
Amy lascia il suo paesino in Germania per passare l'estate nell'isola scozzese dove vive la nonna,  senza sapere ciò che le sarebbe accaduto. Un'isola comandata da due clan da sempre in conflitto tra loro ma che condividono il dono di poter saltare nei libri e immergersi nelle loro storie. Amy  scopre  questo nuovo mondo fino a quando qualcuno non comincerà a rubare idee dai libri. Chi sarà stato? La ricerca pericolosa del ladro ,intreccio tra realtà e letteratura, l'incontro di Amy con il suo primo amore, la scoperta delle origini della sua famiglia e tanto altro ancora.


La critica
Un tema originale e surreale: avere la possibilità di conoscere i personaggi dei libri ed entrare a fare parte delle loro storie. Durante la lettura sembra capiti a te di far parte dei libri a tal punto da provare preoccupazione quando le cose nel mondo letterario si complicano. La storia viene continuamente stravolta ,a volte anche in modo troppo repentino , attraverso la scoperta di nuovi segreti e indizi che invogliano il lettore a continuare la  lettura . Coinvolgente dalla prima all'ultima pagina.

Maria Consiglia Salvemini

 Se volete conoscere la giovanissima autrice ecco il suo sito: Mechthild Glaser
Si ringrazia Giunti per la copia e la disponibilità.

mercoledì 18 maggio 2016

L'addio

di Antonio Moresco

Giunti editore


"Questa è una storia diversa e ve la racconterò in modo diverso". Lo scrive lo stesso Antonio Moresco nel suo ultimo romanzo L'addio per Giunti Editore. Infatti, non senza difficoltà, si entra nella trama che unisce la suspence del poliziesco, l'azione portata all'estremo come in quei film americani in cui i protagonisti si catapultano dai grattacieli senza neppure un graffio con giacca e cravatta al loro posto, ad un grande pervertimento, il più miserabile dei mali: la violenza sui bambini.
  

"Vi mostrerò solo quel poco che è necessario per rivelarvi tutto il male che c'è nel mondo, per farvelo vedere e toccare e perché possiate veramente capire e sentire".
Per combattere gli assassini dei bambini, i violentatori della loro purezza, i carnefici del loro futuro, tutti collegati in una fitta e inaccessibile rete nel mondo, viene incaricato uno sbirro già morto sulla terra in uno scontro a fuoco, ma ancora operativo nella città dei morti in una immaginaria collaborazione tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Il lettore quindi viene introdotto nell'aldilà, un mondo simile alle nostre città, con i grattacieli moderni o cose fatiscenti, con garage, ascensori ove i trapassati conservano le stesse abitudini o vizi posseduti in vita. Soltanto i bambini, vittime di violenza, sfuggono a questa legge: la notte si radunano nei sotterranei dei palazzi ed elevano un canto sommesso, dolcissimo, struggente, carico di tutti i mali perpetrati loro sulla terra.
Lo sbirro accetta l'incarico di fare giustizia, incarico affidatogli da un indefinibile personaggio, D'Arco, insieme alla guida di un bambino a cui è stata tolta la possibilità di cantare, essendo stato impiccato con un filo spinato che gli ha reciso la gola.
Entrambi, armati fino ai denti, passando inosservati, poiché morti, nel giro di due notti scovano e uccidono innumerevoli carnefici di anime indifese, profanate, violentate, strappate dalla possibilità di avere un futuro, qualunque  esso sarebbe stato.
Nella terza notte lo sbirro e il bambino, attraverso paesaggi e ambientazioni surreali, giungono nel covo dei carnefici, davanti all'uomo di Luce, il deus ex machina, che tiene le fila di tutta l'organizzazione.
Questi gli fa comprendere come la sua sia una guerra inutile perché non potrà riuscire ad arginare il male e diminuire la sua presenza nel mondo, dato che il male viene prima così come la morte viene prima della vita e non viceversa.
Perciò ci saranno sempre nuovi carnefici e nuove vittime, l'opera di repressione equivale a vuotare il mare del male con il cucchiaio.

La critica
Dalla trama descritta si evince come L'Addio non sia una lettura facile, del resto la metafisica non lo è mai, poiché investe l'incognito. Però pone degli interrogativi sulle origini del male, se sia insito nella natura umana, se sia all'origine del mondo, insieme al bene in eterna dicotomia. Non è una lettura "tutta d'un fiato" perché c'è da fermarsi di fronte all'orrore che assale per quegli individui che hanno fatto del male la loro ragione di vita e che nella cronaca di ogni giorno riescono ancora a stupirti. E' vero, puoi provare ad arginarlo ma la lotta è impari e per ogni sterpaglia che è questa fetta di umanità, un'altra più invasiva è pronta a spuntare.
La complessità dei temi affrontati viene però alleggerita da un linguaggio sobrio, caratteristica peculiare dei romanzi polizieschi, in cui l'azione ha il sopravvento sulla meditazione e gli avvenimenti si susseguono rapidamente.
Marta Pisani

Si ringrazia Giunti editore pe la copia e la disponibilità.

lunedì 2 maggio 2016

Un musicista Pugliese a casa di Jane Austen

Tra le tante letture musicali, musicologiche e letterarie mi sono imbattuta in una ricerca sul catalogo musicale degli spartiti conservati a casa di Jane Austen.
Ecco un mio ampio articolo pubblicato su Idea Libro

Jane Austen e la musica

musica, jane austen

Buona lettura

sabato 23 aprile 2016

La casa sul fiume

di Lena Manta

Lena Manta con il suo romanzo recentemente pubblicato per Giunti, ha avuto il potere di catapultarmi nel passato, nel mio mondo adolescenziale, il tempo in cui si sogna un futuro roseo ove faranno rima cuore  e amore. durante quella età felice le nostre aspettative si proiettano nel destino dei personaggi dei romanzi, i quali hanno il coraggio e la fortuna di poterle realizzare. Si intuisce come La casa sul fiume, richiami i classici romanzi rosa quelli della famosa Liala e Delly, ove fanciulle povere ed innocenti incontravano il bel cadetto o il giovin dai nobili natali, di cui si innamoravano perdutamente e, in virtù della loro bellezza e del grande amore, riuscivano a sovvertire le convenzioni sociali.
Un tuffo quindi nei meandri dell'amore totalizzante, dall'esaltazione  dell'eros alle amarezze, delusioni, tradimenti e inganni da godere in quei pomeriggi di relax in cui si ha voglia di evadere dai piccoli e grandi problemi della vita quotidiana.
L'autrice non intende affaticare le lettrici con intrecci o rimandi di flash-back per cui la vicenda della famiglia greca si snoda con ordine meticoloso nel tempo e nella scansione delle vicende delle protagoniste.


La trama
Siamo dunque in Grecia, in una casa isolata fiancheggiata dal fiume, che simboleggia lo scorrere del tempo, ai piedi del Monte Olimpo, minaccioso ma protettivo, che ripara le protagoniste dalle disgrazie del conflitto mondiale. Qui Teodora, una ragazza forte e modesta, contravvenendo alle antiche consuetudini di ordine sociale, si è rifugiata con il marito bello, ricco ed orgoglioso della sua prestanza fisica, al punto da preferire la morte alla menomazione fisica. Toccherà quindi a Teodora crescere da sola le bellissime cinque figlie, le quali avranno un medesimo obiettivo: spiccare il volo e tuffarsi nella società del benessere delle grandi città. L'autrice racconta le loro vicissitudini, dedicando un capitolo ciascuna, con lo stesso schema, facendole passare dal  paradiso, cui l'amore e la ricchezza possono portare, all'inferno della disperazione, quando le tragedie della vita bruciano le illusioni. Nell'abisso del dolore bruciante torna alla mente la semplicità della fanciullezza, ricca di valori primordiali ma basilari che le protagoniste si ritrovano a riconsiderare poichè il fiume da cui si è fuggite può costituire l'ancòra di salvezza da cui ricominciare.

La critica
Nel romanzo, quindi, la conclusione è prevedibile, manca l'elemento sorpresa ed alle lettrici (non a caso al femminile) è riservato il piacere di scoprire per quali vie le protagoniste vi perverranno. Gli uomini, presenti come partner, appaiono un tantino in secondo piano, un po' guasconi, un po'vittime, tutti soggiogati dalla bellezza e dalle passioni, destinati a soccombere. Lo stile lineare, le iperboli amorose, riescono comunque ad incantare e avvincere le lettrici amanti del genere.
Ringrazio Giunti editore per la disponibilità e la fiducia.

Marta Pisani

domenica 17 aprile 2016

Equazione di un amore


di Simona Sparaco

Alla terza pubblicazione per Giunti Editore, Simona Sparaco si conferma una validissima scrittrice nel panorama italiano. Nel recentissimo romanzo la Sparaco ci presenta una storia d'amore tormentata, pretesto per affrontare con profondità le vite dei due protagonisti.

Lea, una splendida donna vive a Singapore con suo marito Vittorio, un avvocato di successo che la adora e si prodiga per il suo benessere. Singapore è ricca e perfetta ma sembra "una bolla luminosa" in cui tutto è ovattato lasciando le ansie e le angosce altrove.
Lea e Giacomo si conoscono nella presidenza del Liceo romano che frequentano. Lei disordinata e superficiale, lui impeccabile e studioso. In breve tempo lui si offre di darle ripetizioni di matematica e lei se ne innamora perdutamente. Non è una storia però che riesce a decollare per via della forte ritrosia di Giacomo e della distanza che lui interpone tra loro. Giacomo è un distruttivo, autolesionista, incostante, qualcosa che lo tiene in pena costantemente e a Lea sfugge. Dopo qualche anno Lea ritrova Giacomo all'università di Lettere in qualità di suo esaminatore e, improvvisamente turbata, ricomincia il suo tormento amoroso. La storia stavolta prende la strada giusta e il turbinio di passione si scatena vivendo intensamente il loro amore. La vita scorre felice, Lea rimanda esami e studi per vivere ogni momento con Giacomo perché come le spiega lui "Se fossimo due particelle quantiche, ora che siamo venuti in contatto, dovremmo essere considerate un unico sistema, di fatto inseparabili per l'eternità".
La felicità esiste e lei la sta vivendo a dispetto di quanto la dissuade l'amica Bianca o la madre, riportandola alla concretezza e alla ragione.

Ma la felicità non dura così tanto. "Ci sono amori che aprono spazi e altri che quegli spazi li riempiono. Amori che spalancano finestre, facendo entrare il vento, la pioggia, la neve; e altri che si preoccupano solo di proteggere, di tenere al riparo dalle intemperie. Giacomo era stato uno di quegli amori dolorosi, da porte aperte e mai richiuse".
Vittorio compare quando i cocci sono ormai rotti e Lea ha bisogno di essere risollevata. Si incontrano a Londra e il destino decide per loro. La sua premura, le sue attenzioni costanti e silenziose, il suo interessarsi a lei, il suo ruolo in società sono un salvagente per l'equilibrio precario in cui Lea si ritrova. Il matrimonio con Vittorio è ciò che più si avvicina all'amore, una vita insieme senza scossoni, sicura, agiata, serena perché "l'abbandono e così l'amore ci entrano negli occhi come una polvere invisibile, stravolgono il nostro sguardo, lo fanno bruciare o lo spengono, in ogni caso lo portano lontano".
Il destino però ha altri progetti per Lea. Finalmente una casa editrice accetta di stampare il suo libro in Italia e lei è costretta a tornarci, ospitata dalla sua amica storica Bianca. Il fantastico castello di carte comincia a sgretolarsi, la vita chiassosa di Bianca e della sua famiglia iniziano a mettere in discussione le scelte di Lea, il suo amore sincero e spontaneo con il marito fa porre interrogativi e inevitabili paragoni a Lea.

La critica
Senza svelare altro sul prosieguo più ricco, interessante ed emozionante della storia confermo che la lettura di Equazione di un amore è imperdibile. Il finale del romanzo è un colpo di scena imprevedibile laddove la storia sembra prendere il suo corso scontato. La lettura è stata carica di tensione e a tratti davvero commovente desiderando ardentemente di arrivare in fondo all'ultima pagina. Nei giorni successivi alla fine del romanzo sono rimasta veramente turbata perché la bravura di Simona Sparaco non è solo raccontare una storia ma fartela vivere. Quando leggi Equazione di un amore  non leggi una semplice storia d'amore (di cui non ne leggo tanto), ma sei Lea, vivi con lei, respiri, soffri, studi, piangi e gioisci col suo cuore. La Sparaco ti fa essere "nella storia" sempre, entrando in profondità nella descrizione dei personaggi, delle loro emozioni, paure, pensieri e reconditi desideri. I luoghi (Roma e Singapore, le città in cui l'autrice vive per seguire il marito), sono sapientemente descritti non solo nell'aspetto esteriore ma nelle sensazioni che provocano, nell'influenza che hanno sulla vita di chi li abita.
Leggere i romanzi di Simona Sparaco vuol dire farsi condurre per mano in un viaggio interiore. In Nessuno sa di noi il viaggio è nella coppia e nel recupero della forza dopo uno straziante aborto terapeutico, in Se chiudo gli occhi Viola ricostruisce il rapporto con suo padre scoprendo le sue terre d'origine e le tradizioni forti, in Equazione di un amore si scopre un amore impossibile ma destinato a durare tutta la vita e oltre, proprio seguendo l'equazione di Dirac.
"Sei una donna intelligente, sensibile, bella, ma hai un grande difetto: in amore ti annulli, sei capace di dare l'anima per niente. E' come se dicessi alla persona che ami: ecco, questa è lamia vita, queste sono le chiavi, entra pure e fa quello che vuoi, ma non te ne andare mai".
Auguro a Simona Sparaco il riconoscimento meritato e ringrazio Giunti editore per la fiducia e la disponibilità.

lunedì 29 febbraio 2016

Qualcosa da perdere


di  Davide Potente


Pubblicato nel 2015, Qualcosa da perdere del molfettese Davide Potente è un romanzo moderno. Lo scritto è stato segnalato dal Premio Calvino 2014 e pubblicato dalla casa editrice ExCogita.

La narrazione si svolge a Bologna, città adottiva del protagonista e dei suoi soci di vita, i coinquilini Giovanni e Valerio. Daniele Massa ha terminato brillantemente i suoi studi universitari. Appassionato della poesia inglese e di Yeats in particolare, Daniele vivacchia come può, accettando lavori poco culturalmente elevati, sufficienti a permettergli di mantenersi. Daniele, come Giovanni e Valerio, sono studenti fuori sede, o meglio ex studenti che prima o poi devono tornare nei loro paesi d'origine oppure "crescere" e maturare. Il loro lavori, con elle minuscola come dice Giovanni, sono temporanei, call-centre, scrivere pagine per siti web, con contratti inesistenti o capestro oppure notturni come Valerio, insomma tutto l'opposto di ciò che si aspettavano dopo la laurea. Diametralmente lontani.
"Avremmo dovuto mettere a ferro e fuoco l'intera nazione, vendicarci con ogni tipo di rappresaglia, anche la più vile, eppure eravamo troppo disillusi per tentare una reazione, scortati dalla lucida consapevolezza che le cose non sarebbero cambiate comunque".
E' questo il fulcro del romanzo. Sapere che la realtà è diversa dalle aspettative, prendere coscienza della difficoltà di trovare un lavoro confacente la propria preparazione e piegarsi per sottostare  ad un sistema che  si fonda sulla disillusione e sulla sconfitta.
I ragazzi, che vivono in una casa ricca di passaggi di precedenti studenti, che si arrangiano a recuperare una rete Wi-fi non protetta pur di scoccare la navigazione, che si sentono mal sopportati dal condominio e da alcuni condomini, si inventano un lavoretto tutto nuovo all'interno dell'università. Poco lecito ma terribilmente impegnativo. Finché tutto fila liscio.
"Dalla vita la nostra generazione non si aspettava più di tanto, talvolta proprio niente".
La disillusione, la perdita di obiettivi, di progetti ambiziosi sfociano irrimediabilmente nell'arte di arrangiarsi.

"Anni veloci, voci giovani e menti inascoltate, quando non derise e offese".

La critica
Il romanzo ha un taglio ironico e tagliente che permette all'autore di raccontare la  (sua?) vita da fuori sede dei nostri giovani universitari senza piagnucolare e metterla troppo sul tragico, offrendo però spunti di riflessione sulla situazione sociale attuale.
Nella mia città vi è da qualche tempo un nuovo grande call centre che sta offrendo sbocchi occupazionali a tanti giovani. Bene, durante la lettura del romanzo, io ho pensato spesso ai laureati che vengono richiesti dall'azienda. Si richiede una preparazione alta, però il lavoro spesso non corrisponde affatto alle aspettative del lavoratore e men che mai agli studi svolti. Conseguentemente, queste delusioni segnano profondamente il carattere e la voglia di emergere, di seguire i sogni che hanno portato alle scelte universitarie, ripiegando su situazioni di comodo.  Immancabilmente, a mio avviso, questo ricade su tutti i comportamenti civili e politici delle nuove generazioni.
La lezione finale la dà il professore del protagonista. Pazienza e perseveranza fanno ingoiare anche i bocconi più amari se lo scopo è il raggiungimento di un obiettivo. "Capisco le difficoltà che giovani come voi possono incontrare al giorno d'oggi, ma ogni generazione ha avuto i suoi problemi da affrontare. Non siete i primi e non sarete gli ultimi a trovarvi in questa situazione".
Auguro a Davide Potente di perseguire i suoi sogni di scrittore e di sceneggiatore, di raggiungere i suoi obiettivi  e di essere sempre sostenuto da persone e familiari che credono in lui! In bocca al lupo per il suo futuro.


Bio dell'autore
Davide Potente, classe '84, ha studiato comunicazione a Bari e cinema a Bologna , prima di
trasferirsi a Roma e Milano per lavorare in ambito culturale e pubblicitario. Tornato in Puglia,
lavora come sceneggiatore e copywriter. Insegna sceneggiatura all'Accademia del Cinema di Bari.
Ha pubblicato il romanzo Teoria del Risveglio (Arduino Sacco Editore, 2011) e vinto alcuni premi
letterari per racconti e sceneggiature.