venerdì 29 gennaio 2016

Il mare nasconde le stelle

di Francesca Barra, ed.Garzanti

Dopo Verrà il vento e ti parlerà di me, Francesca Barra ci porta dentro un'altra storia di "migrazione". Se nel primo romanzo il trasferimento era dal Sud alla grande città, con le scelte conseguenti, gli adattamenti  e i rimpianti, qui ne Il mare nasconde le stelle la storia è ben più tragica.
Remon ha solo 14 anni quando, in totale autonomia, decide di fuggire dal suo paese, l'Egitto. La sua famiglia è di religione cristiano copta e il Paese è invaso dai Fratelli Musulmani che ne stanno stravolgendo le leggi, le tradizioni, i costumi, la scuola e soprattutto la libertà di religione. Dopo un forte episodio di bullismo e violenza a scuola, Remon comprende che per lui non c'è più posto, la sua vita è finita, l'intolleranza è la vera regola e lui non godrà più della sua libertà, non solo di giocare, andare per strada e in chiesa ma e soprattutto di studiare. Il suo più grande desiderio è diventare ingegnere e per come si mettono le cose in Egitto, Remon è destinato solo alla morte.
"Restare avrebbe voluto dire vivere in un paese in guerra. Dove hai sempre la sensazione che la libertà sia altrove. E tu non la conoscerai mai. Avrebbe voluto dire pregare in silenzio, perché qualcuno può tentare di farti cambiare la fede. Ma io ho il diritto di desiderare di essere un uomo libero".
In completa solitudine, di nascosto ai suoi genitori, Remon sparisce una notte per cominciare un viaggio disastroso e distruttivo verso l'agognata Italia.  La sofferenza, la disperazione e l'angoscia che spingono Remon ad affrontare un viaggio di tredici notti "sospeso fra la vita e il rischio di  morire" sono raccontate benissimo, tanto da farti essere lì sul barcone, nella stiva, nel mare e col sole a picco.
Libertà! Una sola parola che spinge un ragazzino solo e triste ad abbandonare il calore della famiglia a cui tiene tanto per la flebile speranza di una vita migliore.
"Ho alternative?  No."
Francesca Barra dà voce a Remon che in prima persona racconta ogni istante della sua traversata, dell'arrivo in Sicilia, che lui crede sia già Milano, dell'accoglienza, dei dormitori, dei vestiti usati troppo grandi, del cibo e dell'assenza di interesse e affetto. L'angoscia di aver causato dolore e sofferenza ai suoi genitori non lo abbandona mai. Egli sa che hanno dovuto anche indebitarsi per pagare il suo viaggio, per permettergli di avere un futuro e dargli la libertà anelata. Il suo unico modo di ringraziare la famiglia è quello di impegnarsi nello studio, di superare le difficoltà, di apprezzare ciò che la scuola ti offre e le opportunità che ne scaturiscono.
La storia di Remon è a lieto fine pur se carica di solitudine e tristezza, "i problemi non finiscono mai e non sai se puoi realizzare il tuo sogno facilmente. Anche se ti accolgono ti senti sempre straniero".
Siamo ogni giorno toccati da tante storie di migrazione, molte delle quali finiscono in tragedia e leggere del coraggio di questo ragazzino non fa che aprire il cuore. Porterei questo romanzo nelle classi perché Remon si è riuscito ad inserire in una scuola italiana grazie a persone sensibili e disponibili subendo parole taglienti dei coetanei, sguardi truci, isolamento e  rifiuto. La sua storia deve essere spunto ed esempio per riflessioni più ampie sul tema della tolleranza e dell'accoglienza di cui non ci si deve solo ricordare nelle occasioni ufficiali ma nella vita di ogni giorno.
Anche il mare più tempestoso, nero, freddo e pericoloso nasconde in cielo stelle meravigliose che ti possono accompagnare nel tuo viaggio di speranza.

Ringrazio Garzanti Libri per l'invio in anteprima del romanzo e consiglio a tutti di acquistarlo poiché disponibile in libreria dal 28 gennaio