Lena Manta con il suo romanzo recentemente pubblicato per Giunti, ha avuto il potere di catapultarmi nel passato, nel mio mondo adolescenziale, il tempo in cui si sogna un futuro roseo ove faranno rima cuore e amore. durante quella età felice le nostre aspettative si proiettano nel destino dei personaggi dei romanzi, i quali hanno il coraggio e la fortuna di poterle realizzare. Si intuisce come La casa sul fiume, richiami i classici romanzi rosa quelli della famosa Liala e Delly, ove fanciulle povere ed innocenti incontravano il bel cadetto o il giovin dai nobili natali, di cui si innamoravano perdutamente e, in virtù della loro bellezza e del grande amore, riuscivano a sovvertire le convenzioni sociali.
Un tuffo quindi nei meandri dell'amore totalizzante, dall'esaltazione dell'eros alle amarezze, delusioni, tradimenti e inganni da godere in quei pomeriggi di relax in cui si ha voglia di evadere dai piccoli e grandi problemi della vita quotidiana.
L'autrice non intende affaticare le lettrici con intrecci o rimandi di flash-back per cui la vicenda della famiglia greca si snoda con ordine meticoloso nel tempo e nella scansione delle vicende delle protagoniste.
La trama
Siamo dunque in Grecia, in una casa isolata fiancheggiata
dal fiume, che simboleggia lo scorrere del tempo, ai piedi del Monte
Olimpo, minaccioso ma protettivo, che ripara le protagoniste dalle disgrazie del
conflitto mondiale. Qui Teodora, una ragazza forte e modesta, contravvenendo
alle antiche consuetudini di ordine sociale, si è rifugiata con il marito
bello, ricco ed orgoglioso della sua prestanza fisica, al punto da preferire la
morte alla menomazione fisica. Toccherà quindi a Teodora crescere da sola le
bellissime cinque figlie, le quali avranno un medesimo obiettivo: spiccare il
volo e tuffarsi nella società del benessere delle grandi città. L'autrice racconta le loro vicissitudini, dedicando un
capitolo ciascuna, con lo stesso schema, facendole passare dal paradiso, cui l'amore e la ricchezza possono
portare, all'inferno della disperazione, quando le tragedie della vita bruciano
le illusioni. Nell'abisso del dolore bruciante torna alla mente la
semplicità della fanciullezza, ricca di valori primordiali ma basilari che le
protagoniste si ritrovano a riconsiderare poichè il fiume da cui si è fuggite può
costituire l'ancòra di salvezza da cui ricominciare.
La critica
Nel romanzo, quindi, la conclusione è prevedibile, manca
l'elemento sorpresa ed alle lettrici (non a caso al femminile) è riservato il
piacere di scoprire per quali vie le protagoniste vi perverranno. Gli uomini,
presenti come partner, appaiono un tantino in secondo piano, un po' guasconi,
un po'vittime, tutti soggiogati dalla bellezza e dalle passioni, destinati a
soccombere. Lo stile lineare, le iperboli amorose, riescono comunque ad incantare
e avvincere le lettrici amanti del genere.
Ringrazio Giunti editore per la disponibilità e la fiducia.
Marta Pisani