di Donato Carrisi
Puntuale
all'appuntamento annuale con Longanesi, Donato Carrisi ci aspetta in libreria con
un nuovo thriller. La ragazza nella nebbia si discosta dai
sequel a cui Carrisi ci aveva abituati, come Il suggeritore e successivi
o Il tribunale delle anime e conseguenti. In questo
thriller incontriamo personaggi nuovi, dinamiche attuali e come sempre un po'
di introspezione psicologica.
La trama
Nel
piccolissimo paesino di montagna di Avechot sulle Alpi, l'agente speciale Vogel
si ritrova a seguito di un incidente stradale con macchie di sangue non sue e
momenti di amnesia. "Era la notte in
cui tutto cambiò per sempre, ma in quel momento lui ancora non lo sapeva".
Attraverso un interrogatorio condotto dal neuropsichiatra Flores, Vogel cerca
di ricostruire la situazione e soprattutto di ricordare perché si ritrova li
dopo qualche mese. Cosa lo riconduce a Avechot? Carrisi ci introduce così ad un
caso di sparizione. Anna Lou Kastner è scomparsa due giorni prima di Natale. Una ragazzina
tranquilla che stava uscendo di casa per recarsi in chiesa, luogo dove non è
mai arrivata. Le indagini vengono affidate all'agente speciale Vogel, volto molto
noto al pubblico per casi di giustizia conclamati. E'
proprio la notorietà l'elemento cardine di questa vicenda e del romanzo stesso.
L'attenzione non è posta solo sulla situazione drammatica della sparizione, della
famiglia disperata e della ricerca di un colpevole. Le indagini
e i movimenti dell'agente sono calibrati in funzione dell'opinione pubblica,
dell'attenzione dei media, della ricerca di un mostro da spiattellare in prima
pagina. Non è indispensabile risolvere il caso procurando prove, recuperando il
cadavere o cercando il movente dell'assassino “La giustizia non fa ascolti. La
giustizia non interessa a nessuno.” Ciò
che interessa è scovare è il male. "E' il cattivo che fa la storia" insegna il professor Martini ai
suoi ragazzi. Un protagonista banale della storia, anonimo, che presto passa ai
clamori mediatici.
Perché
il pubblico non cerca altro che un colpevole. "Alla domanda di un recente sondaggio su quale deve essere lo scopo di
un'indagine di polizia, la maggioranza degli interpellati ha risposto 'la
cattura del colpevole'. Solo una percentuale molto bassa ha affermato che lo
scopo di un'indagine dovrebbe essere 'accertare la verità'. Perché la cattura
ci fa illudere di essere al sicuro."Così in un inverno gelido tra le Alpi, in un centro operativo improvvisato nella palestra scolastica, nella bruma nebbiosa dei boschi, l'agente Vogel coadiuvato dal sottoposto Borghi comincia a cercare a tutti i costi un colpevole. La sua notorietà sulla stampa lo porta ad attirare l'attenzione dei media. E inoltre, un fallimento in un caso erroneamente risolto, lo fa ambire a rincorrere quanto prima il successo.
Il peccato più sciocco del diavolo è la vanità".
La critica
Ho letto questo Carrisi con la curiosità di
sempre perché lo trovo un valido autore che sa ben calibrare le sapienti dosi
della suspense. Ho apprezzato
molto il cambiamento di tema e dei personaggi
perché per quanto alcune storie possano creare dipendenza e fidelizzazione,
presentarsi con un nuovo argomento denota più coraggio. Interessante
è l'analisi sociologica, seppur semplice, che fa Carrisi dei media e del loro
sistema giornalistico. "I media stabiliscono i ruoli. Il
mostro, la vittima. La seconda va salvaguardata da ogni possibile attacco o
sospetto: deve essere 'pura'. Altrimenti c' è il rischio di fornire un alibi morale a
chi le ha fatto del male". Come
sempre la storia viaggia su due piani temporali: l'agente Vogel sconvolto da un
incidente 62 giorni dopo la scomparsa della ragazza e il periodo natalizio
della sparizione.
Donato Carrisi è abile a suscitare la curiosità del lettore portandolo dentro la storia e conducendolo dove lui vuole arrivare. Sa giostrare con i tempi e con le informazioni come un abile sceneggiatore. Grande regista della storia, tesse bene la trama attorno ad un unico sospettato convincendo il lettore e facendolo ricredere allo stesso tempo. Il dubbio è ciò che più serpeggia. Vittima della giustizia o carnefice?
Benché
la storia sembri ispirata dai fatti di cronaca nera, alquanto verosimile e
possibilista, la resa, durante il romanzo è intrigante. La ricerca del
colpevole, l'accusa verso l'identificato fa credere alla soluzione più
scontata. Ma i colpi di scena finali fanno ben valere la lettura del romanzo. Ancora
una volta Donato Carrisi si rivela un abile scrittore. Il ritmo, dapprima lento
e sereno nel racconto della storia, incalza con l'incedere delle pagine finali,
tirando il lettore allo sprint finale e cogliendolo di sorpresa!Donato Carrisi è abile a suscitare la curiosità del lettore portandolo dentro la storia e conducendolo dove lui vuole arrivare. Sa giostrare con i tempi e con le informazioni come un abile sceneggiatore. Grande regista della storia, tesse bene la trama attorno ad un unico sospettato convincendo il lettore e facendolo ricredere allo stesso tempo. Il dubbio è ciò che più serpeggia. Vittima della giustizia o carnefice?