venerdì 15 dicembre 2017

Le vite parallele



Il Commissario Casabona ritorna in libreria con un nuovo caso sapientemente raccontato da Antonio Fusco.
Al suo quarto romanzo per Giunti Editore, Antonio Fusco continua a raccontare le vicende investigative e personali del commissario Tommaso Casabona che indaga sempre nella sua cittadina Valdenza,in Toscana.
Il romanzo si apre con una scena più familiare, infatti il Commissario passa fugacemente dall'ufficio prima  di raggiungere la moglie in ospedale. La signora Francesca deve affrontare un intervento per tumore e la sua situazione psicologica è molto angosciante. Così Tommaso, preso da sensi di colpa per le sue assenze e con somma responsabilità, decide di presentare domanda di trasferimento in ufficio e non seguire più la Squadra Mobile. Ovviamente i suoi colleghi ci credono poco tanto da infilargli sotto il naso un nuovo caso alquanto intricato.
Dopo tentennamenti il commissario è di nuovo in pista. Il caso è delicato: si tratta della sparizione di una bambina di tre anni, bellissima e appartenente ad una famiglia in vista della cittadina.
Martina vive in una frazione di Valdenza con i genitori, lui dermatologo affermato, lei donna colta che ha lasciato l'impegno lavorativo per dedicarsi alla figlia.Una famiglia felice, bella casa, bei viaggi e bel tenore di vita.
Contemporaneamente un cocainomane scompare da Valdenza e fugge in Francia dove viene anche trovato morto. Molte tracce conducono ad un forte legame tra l'uomo e la signora Elena, mamma di Martina. Una relazione clandestina, forse anche spaccio di droga  e altri indizi fanno si che i due nomi si leghino al caso.
La pressione mediatica è sempre alta ed estenuante per cui il commissario si ritrova a prendere delle decisioni  in breve tempo. Certo la sua lucidità è messa anche a dura prova dalla situazione di salute della moglie e dalle difficoltà sentimentali per cui, poco dopo deve ritornare sui suoi passi. Le vite apparenti ne hanno altre parallele...

La critica
Per me Antonio Fusco si conferma un ottimo romanziere e narratore. La sua scrittura è netta e tagliente, sempre agile e rapida dove occorre. La storia scorre rapidamente così da leggere il noir in brevissimo tempo (solo due serate per me!). L'esperienza professionale del  dott.Fusco, Funzionario della Polizia di Stato, vien fuori ad ogni riga, i rapporti tra la Mobile e la Questura, tra la Scientifica e la sede regionale ecc sono raccontati da chi li vive dall'interno. Anche le modalità di ricerca e approfondimento sono tipiche di chi le affronta per mestiere ed esperienza. In ogni caso la narrazione è vincente perchè oltre la bella trama vi è sempre un finale a sorpresa degno di un bravo scrittore noir!
Attendiamo ancora un volte le prossime indagini.
Per chi volesse conoscere i romanzi precedenti già da me recensiti, può seguire i link indicati qui sotto


Ringrazio Giunti per la copia e la fiducia


domenica 10 dicembre 2017

L'inganno

di Thomas Cullinan


pubblicato per  DeA Planet nel settembre scorso, il romanzo deve il suo successo soprattutto al film che Sofia Coppola ne ha tratto dalla versione in lingua. L'autore,Thomas Cullinan, americano dell'Ohio, ambienta il romanzo in Virginia durante la guerra di secessione. Un soldato nordista il caporale John McBurney, di origini irlandesi, viene trovato ferito in un bosco nei pressi di un collegio per signorine diretto da Martha Farnsworth. L'uomo viene accolto con molta abnegazione e pietà, soccorso e medicato fino al suo recupero fisico. Il collegio è composto da 5 alunne e due istitutrici che all'arrivo dell'uomo vedono la loro vita scompigliata. Il bigottismo severo a cui si sono abituate viene stravolto da un personaggio maschile, dalle sue storie e dai suoi modi estremamente gentili e galanti. Il caporale sa come prendere bene le signore, come riempirle di complimenti e evidenziare di ognuna l'aspetto migliore. Persino dell'acida padrona e istitutrice riesce a cogliere il bello. La vita al collegio diventa così molto più leggera e anche il poco cibo razionato per la guerra, diventa più gustoso. Tutte ritrovano il sorriso e la voglia di agghindarsi e farsi belle.
Peccato che questo idillio comincia a vacillare quando il caporale si spinge un po' oltre e da uomo giovane e con tante signorine a disposizione, cominci a corteggiarle e ottenere piaceri.
Inoltre egli ha voluto dare un'immagine diversa di se' per conquistarle, padroneggiando Shakespeare, la musica e le arti e poi svelandosi un bluff.
La storia si complica fino a giungere ad un momento di non ritorno.



La critica
Non ho visto il film di Sofia Coppola ma ne ero incuriosita, lo vedrò appena verrà trasmesso in tv. Di certo mi auguro che sia più coinvolgente del libro. Il romanzo, seppure con una bella ambientazione e una bella storia, risulta lento e a tratti decisamente fermo. La storia viene narrata attraverso capitoli raccontati in prima persona da ciascuna delle donne presenti in collegio, fermandone lo scorrere della lettura e ritornando spesso sullo stesso argomento. Di certo il lettore ne trae una descrizione dettagliata deicomportamenti e degli aspetti fisici e caratteriali delle protagoniste però non approfondisce i richiami alloro passato, lasciando in sospeso molte notizie.

Ringrazio DeAPlanet per la copia omaggio e la fiducia DeAPlanet

giovedì 9 novembre 2017

Mirror Mirror

di Cara Delevigne




Comincia così il romanzo, ricalcando la celebre frase di Biancaneve "Specchio specchio  delle mie brame!...."Scritto dalla modella-attrice Cara Delevigne, questo è il primo romanzo, a quattro mani  insieme all’autrice bestseller Rowan Coleman, pubblicato per  DeAgostini.
L'ambientazione del romanzo è in un contesto adolescenziale. Quattro ragazzi londinesi vivono i problemi tipici dell'adolescenza attuale amplificati fortemente dai contesti social e moderni. Ognuno ha una storia familiare complicata e si ritrovano insieme quasi per caso a costituire una band musicale scolastica.La musica e l'unione delle loro anime è la fonte di recupero per questi ragazzi. In altri contesti sarebbero andati fuori di testa o avrebbero compiuto azioni indicibili.Leo ha il fratello delinquente e carcerato, vive in un sobborgo di estrema miseria morale ed è pronto ad entrare nella gang del fratello perdendosi per sempre.Red ha la madre alcolizzata, il padre assente per varie avventure sentimentali e si occupa persino della sorella piccolaRose è la più abbiente dei quattro ma con genitori separati, vive col padre danaroso e con la compagna "bella statuina". Ha un atteggiamento sicuramente prevenuto nei confronti della coppia e si pone sempre in ostilità.Naomi pur avendo una situazione familiare tranquilla ha una rabbia dentro che riesce a contenere solo cantando. E' lei la voce e la bassista del gruppo.Lei la più solare e la più bella un giorno scompare e viene ritrovata in condizioni disperate sulle rive del Tamigi.Cosa le sia successo è un mistero, soprattutto quando iniziano a venire fuori alcuni piccoli dettagli che rivelano i segreti profondi che Naomi nascondeva. Nonostante fossero una famiglia inseparabile i quattro celavano alcuni piccoli segreti gli uni agli altri pur di non essere da meno nella band o non avere prediche dagli amici. 


"Nessuno è il riflesso che lo specchio rimanda"

Ma ora lo specchio si è rotto e ci vuole del tempo per raccogliere i pezzi e avere una nuova immagine.
I tre ragazzi si danno molto da fare per cercare l'amica prima, e capire cosa sia successo dopo il ritrovamento. C'è uno spazio temporale non coperto e misterioso soprattutto perché Naomi non ha lasciato tracce di ciò che le stava balenando nel cervello.Si scatena una ricerca sui social ma non ci sono segni di aiuto da parte di nessuno.Per fortuna interviene la sorella di Naomi, hacker espertissima che con una serie di studi, ricerche e inserimenti in vari ambiti riesce ad aiutare Red e svelare  il mistero che avvolge Naomi.In tutto il romanzo si può entrare davvero nella mente di questi adolescenti, specchio della nuova società e del nuovo modo di intendere la loro fase di vita. Sono tanti gli argomenti affrontati: la sessualità e la diversità, l'uso dei social, l'amicizia e la famiglia ma soprattutto l'accettare se stessi e il proprio essere. I sentimenti sono riversati sul corpo, i segni della sofferenza di ciascuno si intuiscono dal modo di approcciarsi al cibo, dall'abbigliamento, dallo stile di vita. Ogni ragazzo nasconde un vuoto dentro di se' che va colmato con l'ascolto e con la presenza da parte degli adulti.Il colpo di scena finale lascia stupiti e merita l'accelerazione finale della narrazione.Consigliat ai ragazzi per capire che mai nulla è perduto e anche agli adulti per entrare meglio nelle pieghe dei loro sentimenti.   


Annalisa

Ringrazio la DeAgostini per la copia omaggio e la fiducia

domenica 24 settembre 2017

Sedici alberi

di Lars Mytting per DeA Planet



In libreria dal 29 agosto il romanzo Sedici alberi è un'intricata storia familiare che vi appassionerà dalla prima all'ultima pagina.


Edvard è un ragazzo che vive in Norvegia a Hilljfied, nella fattoria di un paesino sperduto in cui il tempo sembra essersi fermato. Da quando è piccolo vive lì con suo nonno ora vedovo, conducendo una vita semplice di agricoltura e pastorizia.
Edvard ha perso i genitori in un incidente quando lui aveva tre anni. Con il tempo poi gli hanno anche spiegato che attorno alla morte dei genitori aleggiava un mistero. Sono morti mentre erano in vacanza a Authuille, in Francia, e lui era presente ma è sopravvissuto grazie anche alla sua misteriosa sparizione. E' probabilmente stato rapito e rilasciato sano e salvo tre giorni dopo.
Ad Edvard questa storia è sufficiente e continua a condurre la sua solita vita, accontendandosi di poche cose, acquistando qualche disco ad un negozietto, scendendo in paese il meno volte possibile.
Alla morte del nonno, dinanzi ad Edvard si spalanca una immensa voragine. Lentamente comincia a scoprire segreti di famiglia che gli erano stati  celati tra cui delle buste conservate in camera del nonno che riportano ognuna il nome dei suoi genitori, della nonna e di un misterioso zio di cui non ha mai sentito parlare. Fortemente dibattuto sull'indagare o sul lasciar perdere, incapace di autonomia nelle decisioni e non abituato a prenderle soprattutto, Edvard si intrufola lentamente in questo passato denso e misterioso della sua famiglia.
Comincia così un viaggio che lo porterà nella natura selvaggia e boschiva della Francia fino a giungere alle aspre isole Shetland.
Il mistero maggiore è attorno ad un bosco con Sedici alberi di noce pregiatissimo nella regione della Somme, nella Francia Settentrionale teatro di un'imponente battaglia bellica nel 1916 in cui sia il fronte tedesco che inglese perse migliaia di uomini. (https://it.wikipedia.org/wiki/Battaglia_della_Somme). In questo bosco,insieme a mine inesplose, resti umani e vegetazione paludosa, crescono degli alberi magnifici che diventano oggetto di contesa tra un ebanista ed un ricco commerciante inglese. Qual è il suo legame con questi due signori e perché deve spingersi persino alle Shetland per cercare di venirne a capo?
Edvard scava così nella storia risalendo al passato della sua famiglia non solo norvegese ma anche francese, a cui apparteneva la madre. Colpi di scena e fatalità conducono Edvard in un giro vorticoso tra passato e presente, tra natura e storia, sconfinando in paesaggi meravigliosi intrisi di sangue e vendetta.

La critica
Senza dilungarmi nella trama che va esplicitamente letta ed assaporata, riconosco in questo autore una perfetta capacità di coniugare l'amore per la natura e per il legno in particolare e la trama ricca e complessa con un velo di mistero.
Lars Mytting è diventato celebre l'anno scorso per un bestseller Norwegian wood, 
Sempre tradottoda Alessandro Storti, in questo romanzo Mytting celebra la passione per il legno e la sua vitalità, rendendolo protagonista di un giallo famigliare. Le fiammature della betulla (tipico albero scandinavo) derivano da quanta sofferenza ha patito l'albero, provocata dalla natura o dall'uomo. Sono cicatrici che l'albero si porta dentro e si rimargina per sopravvivere. Così è l'animo di Edvard, e anche il nostro, pieno di segni e sofferenze che ha dovuto rimarginare per continuare a vivere e ritrovare se stesso.
Quando si dice che leggendo si esplorano mondi restando in poltrona è proprio vero. E questo romanzo ne è la prova. Al termine della lettura se ne esce viaggiatori di terre lontane, conoscitori di ebanisteria e falegnameria, esperti di storia ed economia. Un romanzo avvincente e ricco che consiglio vivamente. Altri dettagli e acquisti su http://www.deaplanetalibri.it/libri/sedici-alberi
Ringrazio DeAPlanet per la copia omaggio
Annalisa

martedì 11 aprile 2017

La dodicesima stanza

 di Teresa Antonacci

Recensione ed intervista all'autrice



Pubblicato nel 2016 per la casa editrice Les Flaneurs, il nuovo romanzo di Teresa Antonacci è davvero una bella sorpresa. Pienamente radicato nella nostra Puglia, la storia si dipana geograficamente tra Polignano, Milano e Parigi per poi fare ritorno alla terra d'origine e alle radici.
Alina è una bambina prodigio, orgoglio della famiglia ma dal carattere vivace. Attesa per oltre dieci lunghi anni di matrimonio, finalmente, al limite della rassegnazione, arriva un tornado di bambina. Già a due anni sa leggere e si intrattiene con i Promessi Sposi, la Divina Commedia o Cicerone, Virgilio o più leggermente Esopo in lingua originale.In un primo momento questa bambina eccezionale è motivo di vanto per la mamma e il resto della famiglia, portata in palmo di mano e mostrata anche alle classi del liceo che stentavano nella lettura. Pian piano Alina si rende conto di essere unicamente attratta dai libri nei quali ritrovare e costruire un mondo piacevolmente diverso da quello che la circonda. I rapporti prima anaffettivi tra i genitori e poi burrascosi le negava l'affetto primario e fondamentale per la sua crescita. Unico riferimento forte e "paterno" è il nonno materno Giuseppe che con pazienza e amore intraprende lunghe passeggiate con la bambina rispondendo a tutte le sue curiosità, vagando per il centro di Polignano e narrando storie. La sua arte affabulatoria e comprensiva riesce a sedare l'animo impetuoso di Alina, fornendole sempre attenzione e stimolandone la sua avidità di conoscere. E' così che la bambina, poi ragazza apprende le tradizioni, le storie ataviche di paese ma anche fondamentali principi di etica e società.
La storia della vita di Alina è speciale e nel breve romanzo scorre d'un fiato. Se dovessi narrarla, toglierei molto al fondamento del libro per cui lascio la curiosità a chi vorrà leggerlo.


La critica

La lettura de La dodicesima stanza ci introduce in un argomento molto delicato: l'autismo. Infatti Alina scopre di soffrire della Sindrome di Asperger appartenente allo spettro autistico. Quando prende coscienza di questo suo aspetto, finalmente Alina riesce a condurre una vita più "normale" poichè attribuisce il suo carattere, le sue manìe e fissazioni (come venivano definite in modo improprio e popolare) alla patologia. Impara a conviverci, a prevenirle e a farsi aiutare nei momenti critici.

"Certo quando conosci la verità riesci a comprendere il perché di tante cose, riesci a collegare tutte le stranezze ed i comportamenti irrazionali"

La storia è avvincente e particolare, la lettura è sempre piacevole e mai pedante o angosciante nonostante i momenti drammatici della vita della protagonista. Ti rimane dentro. poetico e concreto allo stesso tempo.
Del  breve romanzo  ho apprezzato la capacità di riuscire a far vivere con realismo la Puglia quotidiana con tradizioni ancestrali (la dote, i pranzi di famiglia, i funerali) ma anche con profumi e odori della cucina e della terra. Grande riferimento è il mare, impetuoso o calmo, con quella salsedine che ti rimane addosso anche quando ne sei lontano. 
"L'autismo è come il mare... puoi essere a chilometri di distanza da lui ma portartelo sempre addosso...è quell'attimo di calma apparente che ti riappacifica con il mondo mentre sta montando il maestrale"
Figure importanti nella vita di Alina sono state quelle dei nonni che con saggezza e semplicità trasmettevano sempre "come lasciar andare le cose", e come lo scorrere sereno della vita fosse importante più della vita stessa. Momenti di ironia e allegria si alternano a sofferenza dovuta anche a mentalità chiusa e da paese. La vita al Sud vissuta come croce e delizia.

"Io non ero come loro. Io ero naif. Fuori posto dovunque fossi..."
Una frase molto forte che mi ha fatto riflettere sulle difficoltà costanti e quotidiane di chi soffre di questa Sindrome ma anche di chi ne è coinvolto, come familiari ed amici...quando ci sono. Per cui ho voluto corredare questa recensione con l'intervista all'autrice per cogliere ad approfondire alcuni interrogativi scaturiti dalla lettura.

La lettura del romanzo e la minuziosa descrizione delle situazioni personali di Alina, la protagonista, (il nonno che affabula, la lettura precoce, la malattia della madre, la scrittura dei romanzi) fanno presupporre molti riferimenti autobiografici. Fino a che punto si spinge l'esperienza personale nei suoi romanzi?

L'esperienza personale è predominante, nei personaggi e, del resto, è un dato di fatto che si riesce a raccontare bene ciò che si conosce meglio. Questo è. E Alina è la mia infanzia, con la passione per la lettura, con i ricordi del cuore e nonno Giuseppe che in realtà è uno zio materno che, purtroppo, non c'è più; persino nella malattia della madre della protagonista c'è un fondo di vita veramente vissuta. Non c'è autobiografia nel senso letterale della parola: la storia è realmente costruita sui personaggi e i personaggi sono vestiti di "noi".

Lo scorrere piacevole della scrittura porta un messaggio positivo riguardo chi soffre della Sindrome di Asperger. E' la sua visione personale o chi ne è coinvolto riesce a condurre una vita più serena se affronta il suo problema con fiducia e armonia?

Ho ricevuto la mia diagnosi sette anni fa, contemporaneamente a quella di mio figlio piccolo. L'aver saputo ufficialmente di essere un soggetto nello spettro autistico non mi ha cambiato la vita. Si nasce, con questa sindrome... e io ci ho convissuto senza saperlo, ma di certo non senza difficoltà, fino a pochi anni fa. Sono stata una bambina molto particolare; ero irrequieta, infaticabile, pedante, logorroica. Ero un "castigo di Dio". Pochissime amicizie e altrettante poche persone in ambito familiare che riuscissero a tollerare le mie monellerie e le fissazioni. Molto intelligente e con pochi interessi speciali.  Sono cresciuta con la consapevolezza di un bruttissimo carattere e maturata poi con la "colpa" di avere trasmesso quel pessimo carattere anche ai figli (due su tre); questa convinzione è perdurata e perdura ancora, pur essendo i miei figli più compromessi di me a livello relazionale. Credo tuttavia che la mia visione abbastanza "leggera" dello spettro autistico come caratteristica caratteriale delle persone mi abbia dato una mano forte ad affrontarne le sfide quotidiane che pure si avvicendano, alternando il bello al cattivo tempo. La sindrome di Asperger (classificata anche come autismo ad alto funzionamento) è una sindrome neurobiologica che comporta diversi livelli di compromissione e, soprattutto, differenze sostanziali da soggetto a soggetto. Ciò significa che possono esserci soggetti compromessi in maniera importante e altri che, invece, passano quasi inosservati, agli occhi dei più: ciò non toglie che anche questi ultimi  non vivano una vita normale perché a livello sensoriale le dispercezioni sono tante così come le stereotipie.

Nicola diventa una quercia per Alina poiché le infonde la sicurezza di cui ha bisogno per avere una vita "normale". E' sempre così per gli Aspie?

La presenza di "un" Nicola così notevolmente differente da Alina, anagraficamente parlando, è legata a due scelte letterarie ben precise, una meramente interessante, l'altra effettivamente importante. La disparità anagrafica di una coppia, all'interno di un romanzo, rende appetibile la storia, fornendo motivi di interesse e curiosità in chi legge; in realtà ho voluto porre in evidenza la disomogeneità intellettuale tra Alina e i suoi coetanei e il conseguente forte interesse per qualcuno che è invece sul suo stesso piano intellettivo, seppure abbia alle spalle trentacinque anni in più di esperienze e studio.


Lei ha trovato nella scrittura il veicolo per canalizzare il suo temperamento. Si legge che molti personaggi famosi, da Mozart a Darwin, da Hitchcock a Steve Jobs, soffrissero di disturbi dello spettro autistico e dovessero la loro genialità "grazie" a questo aspetto che li dota di un'intelligenza superiore alla media. Quali sono le difficoltà maggiori per un Asperger nelle relazioni empatiche e sociali, partendo dal suo vissuto?

Gli Asperger in genere hanno un quoziente intellettivo nella norma, a differenza dello spettro autistico a basso funzionamento, anche se spesso si incrociano  eccellenze intellettive, come nel caso di Alina. E di mio figlio più piccolo. Dovrebbe essere un bene, un valore aggiunto... invece è proprio per questo che emergono le maggiori difficoltà relazionali. Il vissuto di Alina è descritto appunto per mettere in risalto le discrepanze "caratteriali" che spesso dotano un Aspie di genialità matematica o geografica o mnemonica o informatica ma gli impediscono, magari, di svolgere le comuni attività quotidiane senza l'aiuto di qualcuno. È il caso di mio figlio, che a 12 anni è un genio informatico ma non riesce ancora a vestirsi da solo in modo autonomo ed efficace. In realtà gli Aspie sono tutto/niente, bianco/nero, amore/odio... fortemente disequilibrati a livello emotivo tanto da passare dall'allegria alla depressione nel giro di uno sputo di secondi. Talmente sbilanciati nelle loro emozioni da andare alla ricerca di conferme di autostima (che per loro scarseggia sempre). Ciechi dal punto di vista della comprensione delle emozioni altrui attraverso la mimica facciale e sordi nell'ascolto di frasi fatte o con doppi sensi, che non capiscono quasi per nulla. Insomma... siamo una baraonda di particolarità, genio e sregolatezza insieme oppure freddezza e rigorosità ma assolutamente sempre presenti, fisicamente e intellettivamente, anche quando sembriamo non essere accanto agli altri perché chiusi nel "nostro" mondo.


Annalisa Andriani



lunedì 20 febbraio 2017

L'Angelo della neve

di Ragnar Jònasson


Siamo in Islanda in un paesino dell'estremo nord, Siglufjörður. Ad esso si accede solo attraverso un tunnel scavato nella montagna. Il paesino è stato florido fino agli anni '70 grazie alla lavorazione delle aringhe pescate nell'Atlantico. Tutta l'economia si è basata su questa generosa fonte naturale ma ora risente dell'emigrazione forzata dei giovani ed è abitato solo da un numero ristretto di persone in inverno; mentre si ripopola in estate quando dal Sud giungono i turisti.Ari Þór, ex studente di teologia diventato poliziotto quasi per caso, si trasferisce a Siglufjörður da Reykjavík, accettando il lavoro presso la polizia locale. Al suo arrivo il capo sentenzia che non avrà molto da fare visto che in tanti anni non è mai successo niente di eclatante e tutti vivono tranquilli. Ma evidentemente la voglia di tranquillità cela ben altri intrighi. Improvvisamente viene trovata in fin di vita una giovane donna, Lidia, il cui corpo giace nella neve fresca circondata da una corona rossa di sangue. Il contrasto tra il suo pallore angelico come il bianco deciso della neve con il rosso profondo segna l'animo del poliziotto spingendolo ad andare a fondo e scoprire cosa è successo a questo Angelo nella neve.
A ciò si aggiunge la morte di un vecchio scrittore locale, apparentemente caduto da una scala in teatro ma che suscita qualche dubbio visto il carattere arrogante e solitario dell'uomo.Tutta questa angoscia intorno e il tempo maledettamente terribile e tempestoso creano una sensazione claustrofobica al poliziotto protagonista che deve lottare contro l'ostruzionismo degli abitanti e del suo capo e l'angoscia della solitudine e del sentirsi estraneo.Il romanzo scorre rapido e ben intricato nella trama. Un giallo di tutto rispetto che con la sua atmosfera nordica, panorami mozzafiato, tempeste di neve, calore casalingo ben si inserisce nella collana Farfalle di Marsilio. Esso è il primo della serie Dark Iceland già pubblicata da Ragnar Jónasson con un successo internazionale.
Attenderemo anche le prossime uscite così da conoscere il futuro di Ari Þór e dell'Islanda.
Ringrazio Marsilio Editori per la copia e la fiducia.
Annalisa Andriani

domenica 12 febbraio 2017

La partitura della Cantata „O Ewigkeit, du Donnerwort“ di Bach torna a Lispia dopo 267 anni

Il 7 febbraio 2017 è stato festeggiato a Lipsia il ritorno del manoscritto della partitura della cantata bachiana “O Ewigkeit, du Donnerwort” presso l´Archivio Bach dopo 267 anni.


La cantata era stata eseguita per la prima volta l'11 giugno 1724 dallo stesso Bach con il coro dei Thomaner. La partitura della cantata, acquistata per la raccolta dell´Archivio Bach di Lipsia, costituisce un pezzo molto importante per la ricerca e lo studio del modo di comporre e dell'attività di revisione di Bach.

“Da ogni parte riconosciamo il modo di lavorare concentrato, costante, teso alla migliore formulazione di un pensiero musicale del compositore” afferma il prof. Dr. Peter Wollny, diretto dell´Archivio Bach di Lipsia. “Lo studio del manoscritto induce a ripensare nuovamente la storia di composizione dell'annata delle cantate corali di Bach; esso ci aiuta a capire meglio l'arte di Bach” prosegue Wollny.

Nel 2014 la fondazione Paul Sacher di Basile offrì all'Archivio Bach di Lipsia di acquistare il manoscritto per 1,98 milioni di euro. Nel dicembre 2016 l'Archivio acquistò il manoscritto grazie al sostegno della Città di Lispia, del Ministero per la Ricerca e l'Arte, degli incaricati dello Stato per la Cultura e i Media, alle fondazioni culturali delle Regioni, alla banca di Lipsia e grazie ad offerte di privati. Il materiale originale della prima esecuzione e la partitura manoscritta si ritrovano quindi dopo ben 267 anni di nuovo riuniti a Lipsia.
In occasione della festa organizzata per accogliere il ricevimento del manoscritto sono stati eseguiti alcuni estratti della Cantata da parte del coro dei Thomaner, diretti dal Thomaskantor Gotthold Schwarz.
Dr. Valeria Andriani


lunedì 30 gennaio 2017

L'arte di essere fragili


di Alessandro d'Avenia


Quanti studenti, nell'anno della maturità, nell'affrontare in letteratura Giacomo Leopardi hanno esclamato: “Oggi che depressione! La storia di uno “sfigato”, gobbo, malaticcio, scarognato in amore. Peggio di così! Roba da farsi una flebo!”
Io invece ho sempre amato questo poeta sin dalle elementari e, mandando a memoria (tanto tempo fa lo si faceva) i versi de “Il sabato del villaggio”, “La quieta dopo la tempesta”, trovavo in essi un'armonia, una melodia, un ritmo, che ne rendevano facile l'apprendimento. Condividevo i sentimenti della donzelletta, la sua allegria e civetteria, ma anche la malinconia che assale tutti “nel dì di festa” al pensiero del lavoro del giorno successivo.
Ancora adesso un libretto delle opere del poeta mi fa compagnia in particolari momenti, per cui è stato conseguenziale l'acquisto di un libro incentrato sulla sua figura. Ne sono rimasta sorpresa in quanto sappiamo come il ruolo della poesia nella  vita odierna sia del tutto marginale per cui scrivere di un poeta , se non per motivi di studio, appare alquanto anacronistico, tanto più su Giacomo Leopardi, un contemplativo, nel secolo della velocità, della tecnologia, dei messaggi lampo, dell'azione prevalente sulla riflessione.
Il libro di Alessandro D'Avenia “L'arte di essere fragili. Come Leopardi può salvarti la vita”, Mondadori Editore, non è un saggio sul poeta, anzi no, lo è, ma in una veste del tutto imprevedibile. L'autore attraverso la biografia minuziosa, puntuale, quasi quotidiana di Giacomo, cui si rivolge in forma epistolare, analizza i sentimenti, le paure, le incertezze, la voglia di stupire, di autodeterminarsi, di fuggire, di tornare, di perdersi dei nostri adolescenti.
Scrive l'autore “l'adolescente si lascia a poco a poco alle spalle il pensiero magico e onnipotente del bambino, la fantasia non lo difende più, la vita entra dentro di lui in modo nuovo e più pieno, ferendolo”. Quindi ha davanti a sé due strade: ritirarsi, ripiegandosi su sé stesso o affrontarla con fierezza. Egli si trova nella condizione del seme, deve spaccarsi per aprirsi alla vita. Il prezzo da pagare è il dolore, la morte apparente di sé per una vita più piena.
L'adolescente, però, per sbocciare e avviarsi alla maturità deve attraversare diversi stadi, superare ostacoli così come ha dovuto fare Giacomo Leopardi, il quale cercava risposte alle sue inquietudini dapprima nelle pagine dei libri dell'immensa biblioteca paterna, poi nella natura, infine, nel mondo esterno alla sua ristretta Recanati. Tutto per la spasmodica affermazione del suo essere, onde aspirare alla gloria delle lettere, che lo avrebbe ripagato dell'amore a lungo cercato nell'affetto dei genitori, di una donna, degli amici.
E' la visione dell'orizzonte, la voglia di “Infinito” che lo consuma, ma una siepe ne esclude lo sguardo. L'Infinito!  Chi non conosce questo sonetto! L'abbiamo letto, commentato tante volte! Ora però dimentichiamo quei commenti perchè, dopo la disamina che ne fa Alessandro D'Avenia, quei versi appaiono totalmente nuovi. La siepe: la soglia contro cui l'adolescente si scaglia per abbatterla e andare oltre. Se lui vuole raggiungere il suo “infinito”, occorre che scavalchi il limite, che lotti per autodeterminarsi, che naufraghi per riemergere. Se in tutto questo il cuore si “spaura” nel timore dell'incertezza di infinito, il pensiero si “finge” ossia immagina ciò che va oltre per cui appare persino dolce il naufragio.
Riescono oggi i ragazzi ad immaginare un infinito, a vedere un “oltre” la siepe della loro fragilità? Essi hanno tutto, il mondo a portata di un clic, ma la bulimia di informazione ha diminuito la capacità di approfondire la realtà che li circonda. Vivendo in un eterno presente hanno perduto la possibilità di proiettarsi nel futuro.
La vita di Leopardi, quindi, come la proiezione delle problematiche dei ragazzi di oggi, a cominciare dal difficile rapporto con i genitori. Infatti l'autore accomuna l'esperienza di fuga di un suo allievo alla ribellione e al tentativo di allontanarsi dalla casa paterna e dal soffocante paese del giovane Giacomo. E nella struggente lettera inviata al conte Monaldo si ritrovano le motivazioni che ogni figlio, a cui non basta più “fingersi” l'infinito, addurrebbe per giustificare il suo gesto.
Ci sono padri, afferma l'autore, che generano biologicamente e poi si dimenticano di generare anche spiritualmente i propri figli, lasciandoli privi di senso.

Un libro, quindi, di non facile lettura su cui soffermarsi a meditare ad ogni capitolo sul ruolo del genitore, dell'educatore, ricco di spunti provocatori, rivolto a chi ha la responsabilità di accompagnare i ragazzi a sperimentare, attraverso le fragilità quotidiane, il cammino verso la felicità.
C'è un enorme bisogno che gli adolescenti diventino consapevoli del fatto che nella vita non contano il successo effimero, il danaro, ma la pienezza di sé e che si rendano conto che “le persone che riparano il mondo sono quelle che amano ciò che fanno, indipendentemente dalla grandezza di ciò che fanno”.


Marta Pisani

lunedì 23 gennaio 2017

La ragazza con la notte dentro

di Lili Anolik

Al suo esordio letterario Lili Anolik pubblica in Italia per BookME DeAgostini questo primo romanzo a tema adolescenziale. La trama è incentrata sulla risoluzione dell'omicidio di Nica Baker, ritrovata a soli 16 anni priva di vita nel cimitero. La ragazza, bella e affascinate, è amabilmente corteggiata da tutti i ragazzi della Chandler School che frequenta. Il suo omicidio però resta inspiegato e senza movente finchè sua sorella Gracie non comincia ad indagare. Ella riesce a scandagliare più a fondo della semplice spiegazione data dalla polizia. Infatti dopo qualche settimana un giovane studente si suicida e nel biglietto chiede scusa per l'omicidio. Il che fa subito supporre che sia lui il responsabile della morte di Nica. Pur non trovando nessun nesso tra i due, gli investigatori si accontentano ma a Gracie non basta. A seguito della morte di Nica la famiglia è devastata e distrutta. Il padre cade nell'alcolismo e lascia l'insegnamento, la madre si allontana e Gracie si sballa di droga. Finchè un giorno non riprende in mano la sua vita e per rispetto alla sorella si dà da fare a scoprire la verità. Naturalmente la sua è una missione. Non solo scopre i segreti della sorella e la sua vita nascosta, quanto il legame morboso tra lei e la madre fatto di alternanze di amore e odio, di liti e grandi riappacificazioni. Altri più profondi segreti  vengono a galla portando alla risoluzione del caso.
La critica
Il romanzo si rivolge ad un pubblico giovane o come è più attuale Young Adult. La scrittura è semplice e ricca di dialoghi, a tratti portati troppo per le lunghe e forzatamente tirati. A mio avviso manca un po' la suspence che il  genere del giallo richiede rendendolo lungo e non completamente avvincente. Di certo è da apprezzare in questo genere Young Adult la possibilità  di conoscere dall'interno lo stile di vita e le abitudini dei ragazzi soprattutto americani residenti nei college. Come in altri, il perbenismo familiare delle borghesia americana nasconde profondi segreti che il lusso e il provincialismo tendono a coprire per mostrare a tutti una perfezione inesistente. Il risvolto della medaglia è sicuramente l'instabilità dei figli, gli insuccessi scolastici e il conseguente rifugio nella droga per annientare il buio e il dolore.
Altre info sul libro si possono avere consultando il sito DeAgostini
Ringrazio la casa editrice per la copia omaggio
Annalisa


giovedì 5 gennaio 2017

La spia


di Paulo Coelho



L'ultimo romanzo dell'autore brasiliano Paulo Coelho è ispirato alla biografia della più celebre spia mondiale, la famosa Mata Hari. Pubblicato nel 2016 per la casa editrice La nave di Teseo, il romanzo narra la vita e le sorti di Margaretha  Geertruida Zelle, una olandese di piccole origini che fin da adolescente scalpitava per una vita diversa. Consapevole della sua bellezza "perché le mie amiche cercavano di imitarmi", la ragazza, dopo gli anni in collegio decide di intraprendere una vita autonoma lontano dal paesino olandese che l'avrebbe condannata alla noia e al nulla, "una cittadina soffocante, con i suoi giorni e le notti sempre uguali".
Ben presto scopre come sfruttare il suo fascino e decide di sposare un uomo che non ama solo perché prossimo a trasferirsi nell'isola di Giava, luogo esotico e sognante che le apre possibili scenari futuri.
Purtroppo il matrimonio non è ciò che si aspettava e così Margarethe, dopo un episodio eclatante che le fa  cadere il velo dagli occhi, decide di rientrare in Europa.
Tornata in Olanda con tutta la famiglia, la donna, ancora giovane comincia ad intessere importanti amicizie, contando solo sulla sua bellezza e capacità seduttiva. Decide così di fare il grande salto, abbandona tutto e tutti e fugge via a Parigi, la Ville Lumière. Giunge nel periodo più luminoso della capitale francese, da poco si è conclusa l'Esposizione Universale, la svettante Torre Eiffel è il prodigio architettonico più celebre e tante innovazioni vengono introdotte nella vita dei parigini. Come primo cambiamento la giovane donna decide di scegliere un altro nome, Mata Hari, di ispirazione orientale come  lei si presenta. Viene introdotta negli ambienti noti parigini, sedotta da diversi uomini ai quali si concede per migliorare il suo stato, acquistare abiti sontuosi, gioielli ed essere all'altezza della nuova società.
Mata Hari si inventa danzatrice orientale, così con movimenti sinuosi, ammiccamenti e svestizioni, il pubblico va in visibilio, desiderando averla nei salotti privati, e successivamente nei teatri più conosciuti.
Così si dipana la sua vita, raccontata in prima persona in due delle tre parti del romanzo. La incontriamo nella prigione di Saint Lazare, prossima alla esecuzione capitale dopo l'accusa di spionaggio. La terza ed ultima parte invece è affidata alle confessioni del suo avvocato e alle difficoltà del processo.

La critica
Il romanzo scorre molto velocemente e la lettura è snella. E' interessante conoscere, seppur in forma romanzata e semplificata, la storia di questa donna divenuta così celebre per il suo ruolo di spia durante la Prima guerra mondiale ma che dalle prove emerse, non c'è stato nulla che ne riconducesse al ruolo. Il fatto di conquistare uomini di alto rango, che per sentirsi amati e ammirati, si piegavano a mantenerla per i suoi servigi è stato un elemento a suo sfavore. Infatti, militari, ministri, nobili e uomini di potere di qualsiasi nazionalità bramavano per avere delle notti con lei, offrendole danaro, gioielli e bella vita ma rinnegando ogni  conoscenza quando lei ne ha avuto bisogno.
La fama e la gloria durano finché fa piacere al pubblico, giudice sempre pronto a rinnegare a scegliere il proprio tornaconto.
Ringrazio la casa editrice La nave di Teseo, per la fiducia e la copia omaggio per la lettura.