mercoledì 18 maggio 2016

L'addio

di Antonio Moresco

Giunti editore


"Questa è una storia diversa e ve la racconterò in modo diverso". Lo scrive lo stesso Antonio Moresco nel suo ultimo romanzo L'addio per Giunti Editore. Infatti, non senza difficoltà, si entra nella trama che unisce la suspence del poliziesco, l'azione portata all'estremo come in quei film americani in cui i protagonisti si catapultano dai grattacieli senza neppure un graffio con giacca e cravatta al loro posto, ad un grande pervertimento, il più miserabile dei mali: la violenza sui bambini.
  

"Vi mostrerò solo quel poco che è necessario per rivelarvi tutto il male che c'è nel mondo, per farvelo vedere e toccare e perché possiate veramente capire e sentire".
Per combattere gli assassini dei bambini, i violentatori della loro purezza, i carnefici del loro futuro, tutti collegati in una fitta e inaccessibile rete nel mondo, viene incaricato uno sbirro già morto sulla terra in uno scontro a fuoco, ma ancora operativo nella città dei morti in una immaginaria collaborazione tra il mondo dei vivi e quello dei morti. Il lettore quindi viene introdotto nell'aldilà, un mondo simile alle nostre città, con i grattacieli moderni o cose fatiscenti, con garage, ascensori ove i trapassati conservano le stesse abitudini o vizi posseduti in vita. Soltanto i bambini, vittime di violenza, sfuggono a questa legge: la notte si radunano nei sotterranei dei palazzi ed elevano un canto sommesso, dolcissimo, struggente, carico di tutti i mali perpetrati loro sulla terra.
Lo sbirro accetta l'incarico di fare giustizia, incarico affidatogli da un indefinibile personaggio, D'Arco, insieme alla guida di un bambino a cui è stata tolta la possibilità di cantare, essendo stato impiccato con un filo spinato che gli ha reciso la gola.
Entrambi, armati fino ai denti, passando inosservati, poiché morti, nel giro di due notti scovano e uccidono innumerevoli carnefici di anime indifese, profanate, violentate, strappate dalla possibilità di avere un futuro, qualunque  esso sarebbe stato.
Nella terza notte lo sbirro e il bambino, attraverso paesaggi e ambientazioni surreali, giungono nel covo dei carnefici, davanti all'uomo di Luce, il deus ex machina, che tiene le fila di tutta l'organizzazione.
Questi gli fa comprendere come la sua sia una guerra inutile perché non potrà riuscire ad arginare il male e diminuire la sua presenza nel mondo, dato che il male viene prima così come la morte viene prima della vita e non viceversa.
Perciò ci saranno sempre nuovi carnefici e nuove vittime, l'opera di repressione equivale a vuotare il mare del male con il cucchiaio.

La critica
Dalla trama descritta si evince come L'Addio non sia una lettura facile, del resto la metafisica non lo è mai, poiché investe l'incognito. Però pone degli interrogativi sulle origini del male, se sia insito nella natura umana, se sia all'origine del mondo, insieme al bene in eterna dicotomia. Non è una lettura "tutta d'un fiato" perché c'è da fermarsi di fronte all'orrore che assale per quegli individui che hanno fatto del male la loro ragione di vita e che nella cronaca di ogni giorno riescono ancora a stupirti. E' vero, puoi provare ad arginarlo ma la lotta è impari e per ogni sterpaglia che è questa fetta di umanità, un'altra più invasiva è pronta a spuntare.
La complessità dei temi affrontati viene però alleggerita da un linguaggio sobrio, caratteristica peculiare dei romanzi polizieschi, in cui l'azione ha il sopravvento sulla meditazione e gli avvenimenti si susseguono rapidamente.
Marta Pisani

Si ringrazia Giunti editore pe la copia e la disponibilità.

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