di Antonio Fusco, Giunti editore
La terza indagine del commissario Casabona rivela più
intrigante delle precedenti. Siamo sempre in Toscana, a Valdenza e il commissario
si imbatte subito in un caso di omicidio. Viene ritrovata morta una ragazza
ucraina e, stranamente, in breve tempo si ritrova anche l'assassino. Ci sono sempre
tanti moventi per gli omicidi ma il più feroce è l'odio che "è spesso il
rantolo velenoso di un amore ferito, oppure l'urlo di rabbia di un desiderio
selvaggio e inappagato. L'amore è l'origine di ogni tragedia, l'ingrediente
essenziale del bene e del male".
Il male si estende e diffonde in maniera subdola, serpeggia
in molti animi costringendo le persone coinvolte a compiere azioni al di fuori
di ogni logica.
Al commissario questa soluzione troppo semplice del delitto
non basta. Gli sembra un finale così scontato da essere preparato ad hoc per
accontentare la polizia e far smettere le indagini. Inizia così un'indagine
parallela sulla vita dell'omicida e scava nelle sue relazioni personali e
lavorative. Il pool della polizia si addentra così nella vita di una provincia
fiorentina apparentemente perbene che cela tradimenti, omissioni, torbidi legami tra gente altolocata
e coperture politiche. L'apparenza è l'unica verità a cui si votano
i protagonisti della storia. Occorre mantenere salva la propria posizione,
l'immagine che si dà di se' celando squallide trame e posti impensabili. Il commissario si ritrova così in una indagine ben più ampia
delle aspettative che torna anche nel passato scoprendo legami impensabili tra
omicidi apparentemente lontani.
Recensire un noir è sempre difficile perchè bisogna
suscitare curiosità e non svelare nulla della trama, soprattutto se ben articolata
e intrigante. Per cui non aggiungo nulla a ciò che vi
ho già raccontato, invitandovi ad acquistare e leggere il romanzo.
Antonio Fusco si conferma un ottimo scrittore, alla sua
terza pubblicazione con Giunti dopo Ogni giorno ha il suo male e La pietà dell'acqua. Vincitore di diversi
premi letterari, Antonio Fusco riversa nella sua scrittura la sua approfondita
conoscenza della materia poichè egli è Funzionario di Polizia come Vice
Questore Aggiunto e Criminologo forense. Pertanto il commissario Casabona è
raccontato "dall'interno" aggiungendo dettagli, humors e
comportamenti della vita di polizia che solo chi li vive può conoscere bene. La scrittura è rapida e efficace, sintetica al punto giusto
così da tendere sempre la corda della suspence, eliminando fronzoli che distrarrebbero
dalla trama. Al tempo stesso Antonio Fusco delinea bene ogni protagonista, dai
colleghi e sottoposti del commissario, alle persone coinvolte nella vicenda, non
tralasciando l'atteggiamento simpatico del popolino napoletano "anche se non si trattava di un arresto odi
una perquisizione, la teatralità che regnava in quell'ambiente doveva trovare
comunque il modo di esprimersi. Così ebbe inizio la solita sceneggiata delle
donne che serviva per dare il tempo al ricercato di vestirsi e cercare di
lasciare l'appartamento". In tal modo la vicenda è vissuta non da spettatore ma da
protagonista compartecipante all'azione di indagine e di svolta. L'umanità del commissario spicca sempre durante le indagini
con le sue umane incertezze, reazioni esasperate sottese sempre da brevi ma
profonde riflessioni sulla dicotomia tra bene e male. L'essere umano è capace
di instaurare una catena d'odio mossa da interessi personali, perfettamente
celati e di perpetrare azioni violente e demoniache a carico di altri,
soprattutto indifesi moralmente e bambini.
Il metodo della fenice ci porta nella spirale di odio che
fa morire e risorgere l'uomo durante la propria vita. Come, secondo il mito, una
fenice rinasce dalle proprie ceneri, il metodo della fenice intende il momento
di rinascita dopo un periodo difficile della propria vita. Sta all'individuo però
decidere se abbandonare i comportamenti d'odio o continuare a produrli altrove e
in altre vesti.
Annalisa
Ringrazio Giunti per la copia e disponibilità
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